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Kenneth Zeigbo

 

Verso la fine degli anni ’90 c’era nella Serie A di allora una squadra che prometteva fuoco e fiamme. Era il Venezia di Maurizio Zamparini, che annoverava gente in squadra mica male: Taibi in porta, Carnasciali, Iachini, Luppi, Dal Canto, Volpi, Micio Miceli, Fabio Bilica, Pippo Maniero Stefan Schwoch, Valtolina, De Franceschi Ivone, Alessandrone Pistone, e gente arrivata a gennaio come un infermabile Recoba ed i carneadissimi Tuta, Ahinful e Poschner. Alla fine del campionato ’98-99 fu salvezza ma a quell’impresa non contribuì il nigeriano Kenneth Zeigbo, nigeriano classe 1977 nato ad Enugu come il suo illustre concittadino Jay Jay Okocha, famoso per i dribbling funambolici. Al debutto nella sua avventura italiana Zeigbo collezionerà solamente cinque scampoli di partita senza mai incidere. Eppure stiamo parlando di uno che è arrivato a vestire la maglia della propria Nazionale e a giocare con gente come lo stesso Okocha, Nwankwo Kanu, Taribo West, Sunday Oliseh, Finidi George…invece la carriera di Zeigbo è stata umile ma onesta, portandolo a partecipare a tutti i primi sei campionati italiani (Serie A, B, C1, C2, D ed Eccellenza).

 

NATO PER IL GOL – Kenneth Zeigbo nasce ad Enugu il 16 giugno 1977 e molto presto comincia a correre dietro ad un pallone entrando nei ranghi del NEPA Lagos, compagine della seconda divisione locale. Lì stupisce tutti con 22 gol in 30 partite che valgono al suo club la promozione nella massima categoria della Nigeria, e l’anno dopo anche sul grande palcoscenico nazionale arrivano ottimi numeri e favolose prodezze: saranno ben 25 le reti in 33 presenze, con le quali Zeigbo si aggiudica il titolo di capocannoniere…incredibilmente però il NEPA retrocede, ma Kenneth accetta la chiamata degli Enugu Rangers, la squadra della sua città ed una tra le migliori di Nigeria. In squadra Zeigbo gioca con John Utaka, che pure diventerà importante da quelle parti. L’impiego però è limitato a causa di un tragico evento che lo vede diventare orfano di padre, cosa che lo porterà a scendere in campo solo due mesi dopo l’accaduto: eppure alla fine lo score sarà di 6 marcature in 8 incontri, così l’umore torna buono ed arriva anche la prima  convocazione in Nazionale, dove segna al debutto nientemeno che contro il Camerun.

 

COME WEAH – Quanto di buono fatto da Zeigbo con le Super Aquile gli vale un ingaggio in Europa da parte del Legia Varsavia, spalleggiato dal colosso coreano dell’automobile Daewoo, main sponsor e detentore di alcune quote della compagine polacca. Gli inizi sono buoni, Zeigbo va in gol anche qui all’esordio consentendo al suo nuovo team di alzare al cielo la Supercoppa di Polonia contro il Widzew Lodz, e mostra grandi colpi anche in Coppa delle Coppe contro il Vicenza dei vari Luiso, Zauli, Di Carlo, Ambrosetti, con Guidolin in panchina. Ad osservare i numeri del giovane Zeigbo con vivo interesse ci sono Gianni Di Marzio ed un allora provinciale Beppe Marotta, dg e ds del Venezia di Zamparini. Però la punta africana si inceppa e subisce anche qualche infortunio di troppo, uno dei quali ne impedisce la partecipazione ai Mondiali di Francia ’98. Zeigbo si consola però con l’approdo in Serie A proprio al Venezia che per lui sborsa al Legia 4 miliardi di lire. Manco a dirlo Zamparini comincia a paragonarlo a George Weah

 

INDIETRO TUTTA – A Venezia le cose vanno male, anche perché Zeigbo prende e si fa male al ginocchio già ad agosto, in quello che è uno dei tanti infortuni patiti in carriera. Dopo un girone di andata disastroso mister Novellino riesce a trovare la quadratura del cerchio grazie a Maniero, Schwoch e soprattutto al Chino Recoba. L’allenatore, come lo stesso Zeigbo dichiarerà anni dopo, ce l’aveva con lui perché lo riteneva responsabile dell’allontanamento di Michele Cossato, suo uomo di fiducia nello spogliatoio lagunare, ed anche con i compagni non aveva legato molto se non con Dal Canto e Stefano Gioacchini, l’unico che in rosa parlasse l’inglese dati i suoi trascorsi al Coventry. Difatti Zeigbo aveva trovato un ostacolo alquanto ostico nella lingua, tanto in Polonia quanto in Italia. E poi c’era la solita piaga del razzismo, “Più dalle parti di Varsavia che nel Belpaese”, dirà Zeigbo. Comunque tutti i buoni propositi e le dichiarazioni estive di voler spaccare il mondo vanno a farsi friggere e Zeigbo viene oscurato anche dal goleador inconsapevole Tuta. L’esordio in Serie A arriva solo il 6 dicembre contro il Cagliari nel finale, poi altra fugace apparizione contro il Piacenza e solito grave infortunio. Per tutto il 1999 poi non vede mai il campo se non in qualche altro spicciolo di gara ed il Venezia a causa di ostacoli burocratici e di mancanza di acquirenti può liberarsi di lui solamente a gennaio 2000, ben un anno e mezzo dopo averlo comprato.

VIAGGIO IN ITALIA – Zeigbo se ne va così all’Al-Ain, negli Emirati Uniti, esperienza della quale serba un bel ricordo: “Lì mi volevano bene, soprattutto lo sceicco che mi volle in squadra, mi diede una villa con piscina e fece arrivare anche la mia famiglia. Ero finalmente felice”. A soli 23 anni si ritrova ad essere un giocatore tra i più rappresentativi, accanto all’ex Torino Abedì Pelé ed alla meteora del Parma ’92-93 Sergio Berti. Vince il campionato, torna a segnare gol a grappoli ma il suo cartellino è ancora dei neroverdi per cui purtroppo la sua permanenza all’Al-Ain sfuma, e Zeigbo si ritrova a giocare con l’Al-Alhy di Tripoli, in Libia, dove comunque mantiene la media di un gol a partita facendo 15 su 15. E la stagione successiva ritorna in Italia dove comincerà il suo lungo peregrinare: prima va all’Aquila in C1 dove segna 2 gol in 11 partite, poi il Venezia gli offre una nuova chance ma l’allenatore Bellotto, quello che mandava sempre in tribuna un giovane Amantino Mancini, ben presto gli preferisce i vari Poggi, Vignaroli e Fantini riservando a Zeigbo solamente 30 minuti in 3 apparizioni prima di Natale 2002. E da lì in poi sarà un continuo girovagare fra Belluno (C2), Prix Camisano (Eccellenza Veneta), Villasimius (Eccellenza Sarda) dove lo chiama l’ex interista Fabio Macellari. E poi ancora Castiadas, Gaeta e Civitavecchia sempre fra Serie D ed Eccellenza, fino al ritiro dal calcio giocato arrivato un anno fa.

SORVEGLIANTE SPECIALE – Delle sue esperienze italiane Zeigbo ha recentemente ricordato in un’intervista: All’Aquila arrivai per riscattarmi ma mi feci male contro il Taranto di Christian Riganò dopo una rovesciata, caddi male e dovetti stare fermo 3 mesi col busto, temendo anche di restare paralizzato. La seconda parentesi al Venezia fu tribolata, stava avvenendo il cambio di società tra Zamparini e Dal Cin, in ritiro alla partenza eri dei lagunari ed alla fine potevi essere del Palermo. A Belluno poi ho giocato poco mentre sono stato benissimo in Sardegna, ambiente stupendo, gente fantastica, vorrei comprare casa lì un giorno, ho lasciato tanti amici. Ora abito a Mestre, mi sento italiano ed amo questo Paese anche se c’è del razzismo“. E infatti un anno fa Zeigbo fu protagonista di uno spiacevole episodio: a marzo 2013 dovendo prendere di corsa un treno per Padova, il nigeriano non riuscì ad obliterare il proprio biglietto ed un controllore gli rivolse epiteti offensivi invitandolo a tornarsene in Africa. Intanto cosa fa oggi Zeigbo? Pare lavori in una società di sorveglianza ma il suo desiderio è quello di prendere il patentino da allenatore per insegnare calcio ai bambini. E speriamo che possa riuscirci.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

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