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montano giovane

Cosa poteva diventare Johnnier Esteiner Montaño Caicedo…! L’attaccante colombiano, portato in Italia dal Parma nel 1999 e soprannominato “Ciro” dai compagni di squadra per la sua scaltrezza da napoletano, purtroppo col tempo si è dimostrato non in grado di reggere la pressione dei grandi palcoscenici, a differenza del fratello Victor Hugo Montano, che dal 2005 gioca in pianta stabile con buoni risultati in Ligue 1 dapprima con il Montpellier (2005-2010 e dall’autunno 2013 in poi) e col Rennes nel mezzo, dopo essere passato per l’Istres, dove tra l’altro incrociò l’ex bidone della Fiorentina, Leandro Amaral.  Di Johannier invece, venuto al mondo a Cali, in Colombia, il 14 gennaio 1983, non possiamo che parlare con rimpianto.

QUEL FENOMENO DI CIRO – Johnnier Montano si distingue nelle giovanili dell’America Cali, passando poi a soli 15 anni agli argentini del Quilmes con i quali prese parte allo Youth Festival, uno dei più famosi tornei giovanili al mondo che si disputano annualmente a Tolone in Francia. Lì Montano riuscì a mettersi in luce come il miglior giocatore della manifestazione oscurando parecchi altri futuri campioncini che tra l’altro avevano 5 anni in più di lui. Ed i lungimiranti osservatori del Parma non ci pensarono su due volte a metterlo sotto contratto, dopo che “Ciro” aveva ricevuto anche la convocazione con la Nazionale maggiore della Colombia per la Coppa America 1999 in Paraguay, prendendo parte alla celeberrima partita che i Cafeteros vinsero per 3-0 contro l’Argentina, match nel quale Montano segnò anche un gol ed il totem del Boca Juniors, Martin Palermo, sbagliò tre rigori.

QUANTE FUGHE E QUANTI SBAGLI – Al Parma il giovane colombiano approdò con tante aspettative e l’allora allenatore Alberto Malesani era ansioso di farne un campione affermato. Subito l’ex America Cali fu adottato dallo spogliatoio e Fabio Cannavaro gli affibbiò il già citato nomignolo di “Ciro”. Tutto sembrava andare per il meglio ma con l’inverno crebbe forte nel ragazzo la saudade per il suo paese di origine e per la famiglia, lontana migliaia di chilometri, tanto che una mattina a ridosso delle festività natalizie del 1999 prese il primo aereo per la Colombia senza informare la società ducale. Alla fine si scoprì che Montano era fuggito per ricongiungersi coi suoi cari ed alcuni emissari del Parma andarono fino in Sud America per convincerlo a fare ritorno in Italia, ma la cosa si ripeté altre volte, anche quando il ragazzo fu mandato in prestito al Piacenza dopo essere stato prima parcheggiato in maniera infruttuosa al Verona: lì, sempre con Malesani in panchina, collezionò solo 10 presenze in campionato, con tanto di retrocessione in Serie B. Siamo nella stagione 2000-2001. L’anno dopo col Piacenza, Montano comincia molto bene, una costante nella sua carriera: anche in Emilia ed in Veneto gli esordi furono molto promettenti salvo poi perdersi per strada, e così avvenne anche dalle parti del Garilli. Infatti, vacanze di Natale 2002: nuova fuga in Colombia, che persuade i biancorossi a rimandare al Parma l’intemperante attaccante, coi ducali che già nel 2003-2004 non credono più in lui e gli concederanno solamente una mezza presenza in stagione.

PARMA LETALE – Era un Parma diverso da quello nel quale Johnnier Montano 5 anni prima, nel 1999, era arrivato forse troppo prematuramente dal Sud America: allora c’erano Buffon, Fabio Cannavaro, Thuram, Benarrivo, Boghossian, Dino Baggio, Fuser, Ortega, Stanic, Crespo, Paulo Sousa, Marcio Amoroso ed il connazionale Jorge Eladio Bolano, con Malesani in panchina. Nel 2003-2004 invece il tecnico era Cesare Prandelli ed i big erano partiti, nella rosa dei gialloblu figuravano i vari Sebastien Frey, Bonera, “Colibrì” Junior, l’esperto australiano Seric, un giovane Rosina, il futuro campione del mondo Simone Barone, Bresciano, Morfeo, Donadel, Nakata e la coppia gol Gilardino-Adriano, una squadra nella quale Montano con maggiore dedizione avrebbe potuto ritagliarsi il suo spazio. Invece comincia proprio allora  il suo lungo giro del mondo che lo porterà a giocare (neanche poi tanto) in Colombia, Qatar, Perù, Canada e Turchia.

NORD SUD OVEST EST – Montano si ritrova così un pò allo sbaraglio in sequenza alla cara vecchia America Calì (2004), per poi passare ad Independiente Santa Fe ed Al Wakra (2005), Cortuluà (2006, quando scade il suo lungo contratto col Parma), Sport Boys (2007), Alianza Lima (dal 2008 al 2010, che rappresenta una parentesi felice con 84 presenze e 8 gol ma con anche un provino fallito nel 2009 al Toronto FC), fino al prestito ai turchi del Konyaspor nel 2010-2011, dove il colombiano fa cose discrete in virtù delle 22 gare disputate con anche un gol. Poi avviene il ritorno all’Alianza Lima nel 2011-2012 (12 presenze e 3 gol) prima della cessione nel 2012 al Club Deportivo Universidad San Martín de Porres, altra compagine di Lima, ma qui l’impiego è scarsino (21 caps e una rete sola fino ad ora). Sòla come appunto Montano è ciò che si è rivelato essere, per colpe probabilmente anche non sue. Oggi a 31 anni l’esperienza e la maturità sono migliorati per fortuna, ma ai tempi quando Montano di anni ne aveva solo 16 forse si è esagerato nel prenderlo e catapultarlo dall’altra parte del mondo, lontano da tutto e da tutti. Cosa ne è rimasto di lui? Probabilmente gli improperi di tanti tifosi e di chi lo aveva comprato al fantacalcio…

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

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