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BOLIVIA ARGENTINA MARADONA – Camminare di buon passo o salire delle scale a oltre 3mila metri d’altezza sul livello del mare può far annaspare chi non è abituato a respirare un’aria così povera di ossigeno. Figuriamoci se si tratta di giocare a calcio. Ed è proprio la pesantezza di La Paz che mette i brividi a un’Argentina che in teoria non dovrebbe soffrire più di tanto per far fuori la Bolivia stasera, perché da sempre i padroni di casa hanno fatto leva sulle condizioni climatiche particolari del loro feudo per portare a casa partite così importanti. È vero che i locali sono, insieme al Venezuela, la squadra materasso del maxi girone di qualificazione della CONMEBOL, eppure giocare nella capitale boliviana è sempre difficile, soprattutto per calciatori che sono abituati a giocare in Europa e in campi da gioco che sembrano più tavoli da biliardo.

Bolivia-Argentina, Diego Maradona per La Paz

Se gli argentini percepiscono del pericolo nella sfida a degli umili peones del calcio sudamericano è in parte per colpa del più grande loro idolo, che risponde al nome di Diego Armando Maradona. L’ex numero 10, eroe del Messico ed ex tecnico ai mondiali del Sudafrica, fu il principale sostenitore della causa propugnata da Evo Morales, presidente boliviano, per giocare competizioni calcistiche ufficiali anche al di sopra dei tremila metri. Nel marzo 2008, infatti, Maradona e Morales organizzarono un’amichevole composta da vecchie glorie per mostrare alla FIFA, della quale il Pibe de Oro era fervente e acceso nemico, che era possibile giocare a La Paz. L’indole ribelle e popolana di Maradona venne fuori in un periodo in cui l’ex idolo dei napoletani non ricopriva alcun ruolo istituzionale. Il caso volle, però, che nell’ottobre 2008 le dimissioni di Alfio Basile portarono a una sollevazione popolare che spinse lo stesso Maradona ad occupare la panchina della Albiceleste.

Bolivia-Argentina 6-1, una batosta senza appello

E così, un anno dopo quella partita di esibizione volta a spiegare al mondo come a pallone si potesse giocare ovunque, Maradona tornava a La Paz come tecnico dell’Argentina. L’esito fu a dir poco disastroso: dopo un primo tempo scialbo conclusosi sull’1 a 1, nella ripresa un giovane ed impotente Messi vide come i padroni di casa travolgevano la sua squadra per 6 a 1. Una batosta senza alcun appello che a posteriori avrebbe complicato e non poco il cammino della Selección al mondiale sudafricano, con il vegliardo Martín Palermo nelle vesti di salvatore della patria nell’agonico scontro con il Perú sotto una pioggia battente. Dato il precedente, è chiaro che Edgardo Bauza avrà il difficile compito di motivare al meglio di suoi, che vengono da una stentata vittoria sul Cile – arrivata con un rigore concesso generosamente – nella quale non si è assaporato un minimo di gioco corale. Gli andini e i colombiani aspettano un passo falso gauchos a La Paz. A Messi e compagni tocca ora dimostrare di avere abbastanza ossigeno nei polmoni e, soprattutto, tanto carattere.

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

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