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OLANDA CRISI – “Siamo in una situazione drammatica, ieri sera siamo stati indegni di rappresentare l’Olanda” è l’ammissione di colpa di un Kevin Strootman cinico e deciso. Il dito non lo punta solo lui, ma anche l’osservazione oggettiva, in quanto è inammissibile non parlare del fenomeno involutivo della squadra che era di Johan Crujiff. Tuttavia c’è una profonda radice al male dei Paesi Bassi, che non è solo di origine tecnica. L’ultimo mondiale, quello brasiliano, ha regalato all’Olanda un buon palcoscenico, considerando che tutt’ora quell’edizione della Coppa del Mondo è stata l’ultima che ha visto la “vecchia guardia” olandese ancora a lucido. Nomi del gran calcio internazionale quali Robben, Van Persie, Sneijder, Kuyt, De Jong: pochi ma ottimi. In più la fitta e interessante schiera di giovani olandesi che oggi compone buona parte dell’ossatura dell’ex squadra di Blind.

Il sistema dell’Olanda è andato in tilt, dal gioco al campionato, tutto sembra non funzionare

Uno dei problemi relativi al “fallimento olandese” è proprio l’assenza di prestigio nelle attuali convocazioni. Si rivedono Sneijder e Robben, a volte spunta Huntelaar, ma per lo più scendono in campo giovani giocatori appartenenti a club non più di primissima fascia ma di livello inferiore. Per citare un caso, la coppia considerata titolare della difesa olandese è composta da De Vrij e Van Dijk, colonne rispettivamente di Lazio e Southampton. Va detto che il punto forte della squadra oranje non è certo la difesa ma negli anni ci sono stati centrali migliori, e soprattutto di maggior spessore internazionale. La folta schiera di talentini selezionati per gli incontri di fine marzo non ne vede nessuno venire da Barcellona, Monaco di Baviera o Londra. I giocatori olandesi non sono più protagonisti delle grandi squadre, escludendo pochi esempi quali Robben (fuoriclasse assoluto ma anche lui in inevitabile declino) o Sneijder. Quelli, per confrontare con la nostra Nazionale in campo stasera, che nell’Italia sono i vari Verratti, Buffon, Bonucci e De Rossi (anche lui come Strootman alla Roma ma con alle spalle un mondiale vinto e tante presenze in competizioni continentali)

Planning Strategy

Un fattore importante che le dirigenze olandesi stanno trascurando è la pianificazione futura dei propri club. A partire dalla Federazione, la Knvb, fino alle squadre di provincia, manca una serie di dictamina da seguire. Il famoso “tutto e subito” è l’espressione più convincente per definire la situazione. Se i club dell’Eredivisie possono sempre e comunque puntare sulla proficuità del vivaio, è altrettanto vero che alla prima buona offerta il talento parte, lasciando alla squadra una buona somma di denaro seguita da altrettanta incapacità di essere reinvestita. Un effetto domino che ha portato le squadre olandesi a essere eliminate entrambe dall’Europa che conta, l’Ajax in agosto ai preliminari e il PSV ai gironi. Premesso che l’Ajax sia ora ai quarti di Europa League, i lancieri hanno faticato parecchio per raggiungere quel risultato e in campionato sono secondi, alle spalle del Feyenoord. Inoltre, l’efficienza del tasso tecnico di tali squadre non è più lo stesso di alcuni anni fa, anche se tuttavia questo è un dato di fatto all’attivo da molte stagioni. Da ricordare come di conseguenza il tasso tecnico del campionato scenda, perdendo prestigio e posizioni nel Ranking FIFA.

Il calcio totale

Quando Crujiff a finire anni 80 diede vita a uno dei sistemi di gioco più moderni in Europa, il cosiddetto “calcio totale”, sembrava che gli olandesi ne sarebbero diventati i padroni. E invece a guardare l’attuale stagione dell’Eredivisie o le partite europee dei vari Ajax e PSV si capisce come tale strategia di gioco si sia involuta. Il calcio basato sul possesso palla ha due risoluzioni: o lo spettacolo tipo Barcellona o la noia più totale. Le squadre olandesi stanno vertendo molto più verso la seconda. Al netto di una condizione atletica abbastanza ottimale, il pressing che porta al recupero palla non è poi ricompensato da un utilitario possesso. Ovvero, un poco studiato andirivieni fra centrocampo e difesa, e al momento della verticalizzazione, parte il lancio lungo, o un pericoloso sistema di uno contro uno. È il motivo per cui l’Ajax ne ha prese molte in Europa, come ben ricorda la batosta agostana ad opera del Rostov, che ha colpito senza troppa fatica la retroguardia olandese (5-2 il passivo finale). L’ancoraggio al sistema degli anni 80-90 fa sì che persista un’inesistente volontà sperimentale che porti a risultati concreti. Se non c’è un sistema che rema verso la stessa direzione, in maniera progressiva, tutta la struttura collassa, risentendone tanto i club quanto la Nazionale. Ne è esempio anche la disavventura di un altro personaggio del calcio oranje, quel Van Gaal che in due anni di Manchester United sembrava fosse totalmente disorientato. La crisi degli allenatori in Olanda è sicuramente una colonna portante della tesi per cui le fondamenta tattiche, con cui la scuola di Amsterdam era cresciuta, si sta frantumando a forza di nostalgia e presunzione.

Se dunque una volta l’Olanda era un’avversaria temibile per individualità e organizzazione, oggi sembrano mancare entrambi i fattori, lasciando una cultura calcistica con le gomme sgonfie e in vista di una qualificazione, quella ai Mondiali di Russia 2018, che con il quarto posto odierno è molto lontana.

di Riccardo Belardinelli

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

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