Skip to main content

JOAQUIN REAL BETIS CARRIERA – “Il Betis, dopo l’ecatombe, combatteva ogni pomeriggio con maggiore entusiasmo per la conquista della sua gloria”. Così argomentava il poeta Joaquin Romero Murube a cavallo tra gli anni 40 e 50 sul conto dei Los Béticos. L’alma – questo il termine che definiva all’epoca lo spirito dei tifosi biancoverdi – della gente che sapeva approcciarsi al calcio in maniera genuina, declinata in nome dell’amore passionale tipicamente latino. Un filo di connessione sottile, puro, capace di legare caratteri importanti con storie decennali. È questo il caso del Real Betis e Joaquin Sanchez, omonimo del sopracitato autore, artista a suo modo: in campo, deliberatamente alto sulla fascia destra.

La pazza, folle corsa di El Pisha. Dalla clausola ‘gabbia’ alla proposta d’acquisto del club.

Andaluso di nascita, precisamente di El Puerto de Santa Maria, e sul petto lo spazio solo per i colori betici per sempre, checché se ne dica. Spazio che è alla base del calcio moderno Barcellona-Style, lo stesso che Joaquin ha sempre ricercato: tra una movenza, un acuto o un rientro, come un torero pronto a ‘matare’ l’avversario senza però esentarsi da un dribbling al sapore di barbiturici. Lui, nato nella terra dei tori, nient’altro poteva avere in comune con l’emblematico animale che non riguardasse anche la cocciutaggine, la voglia di andare sempre oltre: dall’esordio in Liga spagnola al doppio cambio di casacca sull’asse Valencia-Malaga, il passaggio a Firenze in riva all’Arno ed infine il ritorno in grande stile all’Estadio Benito Villamarín, lì dove il suo cuore è rimasto per sempre ormeggiato.

L’esordio e l’addio di Joaquin

Sono passati quasi 17 anni dal suo primo giorno di scuola tra i grandi. Quel 20 settembre 2000 in cui El Maestro Fernando Vazquez lo lanciò poco più che diciottenne dal primo minuto tra i senior biancoverdi, strappandolo una volta per tutte dalle grinfie della cantera, per quella che si rivelerà essere l’incipit della cavalcata per la promozione biancoverde in Liga. Un’annata incredibile per Joaquin, assurto in breve tempo a manifesto della gioventù basca di inizio millennio: 39 presenze, 3 gol il tutto condito da cross al bacio e dribbling a profusione. Dalla positività degli addetti ai lavori al calcio mainstream è poi questione solo di un anno, il primo nella massima divisione spagnola – in coppia con Edenilson, 36 presenze e 3 gol – che vale la qualificazione in Coppa Uefa al Betis e la chiamata per El Pisha al Mondiale in Corea 2002. Le Furie Rosse sono un amalgama, almeno a prima vista, perfetto con nomi da urlo misti a giovani talenti ed anziani di esperienza; a delegittimare i voli pindarici del CT  iberico Jose Antonio Camacho è però la scarsa attinenza a vincere degli spagnoli, soprattutto la mancanza di ardore agonistico e cinismo che ha arrestato più e più volte l’avanzata dei suoi nelle competizioni ufficiali.

Nella piana di Seoul, Joaquin mostra le sue capacità nei gironi contro il Sudafrica e nella debacle iberica davanti alla Corea del Sud, imperversando lungo tutto il centro destra con il numero 22 sulle spalle. L’andaluso fa quello che vuole: si porta a spasso mezza difesa e raggiunge il fondo con cadenza ritmica sfiorando numerose volte il vantaggio, eppure sarà lui stesso il fautore del destino degli spagnoli, con quel rigore “triste” diretto nelle mani protratte a mezz’aria di Woon-Jae Lee. Il resto – come si suol dire – è storia. L’estrosa ala torna al Betis ma le sue mire vanno ben oltre gli orizzonti degli andalusi: a poco o nulla servono i piazzamenti dei betici in Liga, ottavi nel 2003, noni nel 2004, con il solo 2004/05 a interrompere il digiuno Champions League con annessa ricaduta l’anno successivo (14/a piazza). A tenere banco in società sono le condizioni economiche del club, prossimo al dissesto, con il numero uno Lopera che, conscio del valore di Joaquin, non fa sconti a chiunque bussi alla sua porta per avere il calciatore mettendo mano – tout court – alla clausola rescissoria da 120 milioni di €.

Joaquin sa di non avere scelta, vorrebbe cambiare aria ma rimanendo in Spagna: l’addio al Betis comprometterà i suoi rapporti con i vertici societari. Tant’è che, nel calciomercato 2006 dopo il rifiuto del calciatore alla corte del Chelsea di Mourinho, il presidente biancoverde chiuse l’accordo per il trasferimento di El Pisha per 25 milioni di € (record Betis) al Valencia ma non prima di giocare un crudo sgambetto al classe 1982: sollecitato a dirigersi ad Albacete per chiudere un ingaggio in 24 ore (tutto falso), Joaquin si trovò davanti alla porta sbarrata del notaio da cui doveva ratificare il contratto. Un tiro mancino che non andò giù allo spagnolo, quasi fosse un preambolo delle sue future tribolazioni in terra valenciana.

Joaquín Sánchez Rodríguez - Real Betis - Fonte: Betis Official

Joaquín Sánchez Rodríguez – Real Betis – Fonte: Betis Official

Con i Pipistrelli passerà ben 5 stagioni, collezionando svariate presenze in Europa. L’atmosfera dalle parti del Mestalla è però tutt’altro che idilliaca: la squadra è ricca di talento (David Villa, David Silva, Pablo Hernandez), ma il rosso imperante che contraddistingue i bilanci del club non lascia molto alla fantasia (buco di oltre 500 milioni di €). A farne le spese è la squadra, con lo stesso Joaquin che sembra non riuscire ad emergere in un contesto così soffocante (lo stesso stadio fu messo in vendita). Per vedere la sua rinascita – quasi fosse un’araba fenice – El Pisha dovrà attendere il passaggio alla corte dello sceicco Al Thani a Malaga, dove in compagnia di altri pezzi da novanta come Cazorla, Mathjisen e Toulalan sfiorò l’impresa in Champions League 2012/13 rischiando un clamoroso accesso alle semifinali contro il Borussia Dortmund.

Firenze e il Ritorno a Siviglia

Il suo arrivo in Italia corona di fatto la carriera di un calciatore che avrebbe meritato maggior visibilità e gloria rispetto a quanto visto sul campo. Joaquin si mette a disposizione di Montella ma il tecnico partenopeo non si fida, almeno inizialmente, delle sue doti tattiche: lo spagnolo passa così la prima parte di stagione in viola ad osservare i movimenti di Cuadrado e Giuseppe Rossi ma è mortifero non appena viene richiamato dalla panchina come in occasione del 4-2 inflitto alla Juventus al Franchi, primo gol da urlo contro la rivale dei toscani più odiata di sempre. Di lì in poi si aprono scenari nuovi per l’ex biancoverde, la Fiorentina deve infatti mantenere ritmi alti in Serie A e in Europa, non solo, la sua rinnovata integrità fisica lo spinge a leggere meglio le azioni e a porsi in campo in maniera positiva rispetto ai compagni, dimostrando un’inaspettata dedizione alla fase difensiva, capacità questa mai acquisita prima in carriera.

Il rapporto con la famiglia viola si sfascia l’anno successivo: seconda stagione importante la sua che supplisce alla cessione di Cuadrado al Chelsea, ma è d’estate che si consuma il divorzio. Eduardo Macia, suo primo sostenitore in Fiorentina, vola al Betis neo-promosso e si porta con sé Piccini, lasciando aperte le porte ad un possibile rientro sul filo di lana del figliol prodigo. Evenienza questa che si verifica nella sosta di campionato tra la prima e la seconda giornata, durante la pausa nazionali Joaquin convince Della Valle che il suo percorso in riva all’Arno può dirsi concluso e che in testa ha solo la voglia di tornare ad indossare i colori biancoverdi. L’ostruzionismo dei fratelli marchigiani dura appena una settimana, il 31 agosto l’andaluso fa ritorno al Betis chiudendo così il cerchio di quello che è stato quasi un viaggio nel tempo che non nello spazio e/o nello sport.

Joaquín Sánchez Rodríguez - Real Betis - Fonte: Joaquin Official

Joaquín Sánchez Rodríguez – Real Betis – Fonte: Joaquin Official

Adesso, quando tutti potrebbero pensare che la sua meta è stata raggiunta, dopo 327 “pagine” (300 ufficiali) betiche, ad un passo dal primatista storico di presenze Julio Cardenosa (306), la storia d’amore tra Joaquin e Betis si potrebbe arricchire dell’ennesimo capitolo: un ruolo in società, con lo stesso numero 7 biancoverde che ha spiegato pochi giorni fa: “Non vorrei comprare semplicemente azioni, vorrei comprare il Betis, anche se so che questo è molto complicato“. E a chi gli chiede del suo futuro ha aggiunto: “Io sono nato qua, vorrei restare qua anche in futuro, anche dopo aver smesso di giocare“. Questa è l’alma di Joaquin, l’alma del Betis, la storia che ritrova se stessa.

Stefano Mastini  

Mariaclaudia Catalano

Giornalista pubblicista, inviata d’assalto classe ‘89, una vita in radio e al tg, content editor per vocazione. Convertita alla SEO non posso più farne a meno

Lascia una risposta