Nella puntata del Grande Fratello VIP in onda il 28 gennaio, Kabir Bedi ha raccontato del figlio Siddarth. La storia di un dramma che segnato la vita dell’attore
La puntata del 28 gennaio del Grande Fratello VIP è stata caratterizzata dalle parole di Kabir Bedi che ha ripercorso uno dei momenti più duri della sua vita. L’attore ha ricordato suo figlio Siddarth, morto suicida nel 1997 quando aveva solo 25 anni. Il ragazzo era affetto da schizofrenia e Kabir Bedi ha scelto di raccontare la sua storia e di aprire il cuore con tutto il pubblico.
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Kabir Bedi e la lettera del figlio suicida
Insieme ad Alfonso Signorini, collegato dallo studio, Kabir Bedi ha parlato di suo figlio Siddarth. L’attore ha iniziato a parlare della vita del ragazzo ponendo l’accento su come si è manifestata la sua schizofrenia, malattia che lo ha indotto al suicidio. All’epoca Kabir era sposato con la sua prima moglie Protima e la coppia ha avuto due figli Siddarth e Pooja. Siddarth era un ragazzo speciale, molto sensibile. Un genio come detto dallo stesso Kabir. Aveva una capacità intellettuale superiore ed era laureato in informatica in una grande università statunitense. Aveva completato questo percorso proprio ai tempi dell’esplosione dell’uso dei computer e di internet. Una carriera in ascesa, però qualcosa in lui non andava.
Pochi mesi dopo la laurea ha iniziato ad avere i primi problemi di salute. Il ragazzo soffriva di schizofrenia e dopo poco si è tolto la vita. Kabir ne ha parlato con i concorrenti della Casa spiegando che il figlio ha iniziato ad accusare i primi problemi proprio nel momento più bello della sua vita, quando è riuscito a laurearsi. Nel confessionale l’attore ha raccontato di come il figlio rifiutasse tutte le cure e che da qualche mese aveva iniziato a parlare di suicidio. Ha cercato in tutti i modi di evitare che suo figlio arrivasse a compiere l’estremo gesto, cercando in tutti i modi di farlo ragionare.
Kabir ha ammesso di essersi sentito impotente perché non è riuscito a convincere il figlio che la vita è preziosa. “Bene questo è quanto, per favore non sentitevi in colpa. È il mio modo di prendere il controllo e per quanto possa sembrarvi strano dovete essere felici e non tristi. Me ne andrò felice”, questa la lettera che Siddarth ha lasciato prima di morire. Kabir ha poi parlato della malattia del figlio: “Il grande problema della schizofrenia è che a 25 anni improvvisamente si perde la ragione, non accettano che ci sia un problema. Adesso le medicine sono migliori, all’epoca però non era così”.
Al termine della storia Kabir ha raccontato che qualche anno fa si trovava a Gerusalemme per le riprese di un film. In una stanza di un hotel storico della città, ha sognato di camminare in un luogo avvolto dal colore rosso. Si è improvvisamente svegliato e ha visto sopra di sè due forme luminose che danzavano. Ha chiesto se il figlio stesse bene e hanno continuato a danzare. Alla fine sono sparite dietro le tende, Kabir li ha seguiti e ha aperto le tende. Ha scoperto Gerusalemme così com’era 2000 anni fa, senza traccia di modernità.
Erano le sei di mattina e la prima luce del sole stava arrivando, una luce magica guidata dalle stelle polari. “Ho sentito una grande forza e Gerusalemme dentro di me”, ha raccontato Kabir Bedi. “C’è una forza in quella città stupenda. Sono sicuro che dopo la morte c’è una nuova vita. Mio figlio Siddarth è sempre vivo nel mio cuore”. Stasera per Alfonso Signorini abbiamo conosciuto un altro Sandokan.
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