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Drive My Car è uno dei film maggiormente apprezzati dalla critica tra quelli in corsa agli Oscar 2022. Diretto da Ryusuke Hamaguchi, è stato presentato al Festival di Cannes, ottenendo il premio per la miglior sceneggiatura. Ha inoltre vinto ai Golden Globe come miglior film in lingua straniera. Proverà a ripetersi anche agli Academy Awards, contendendo la statuetta a È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino.

Quattro le nomination agli Oscar 2022 per Drive My Car, film adattamento dell’omonimo racconto del celebre autore Haruki Murakami. Il regista Ryusuke Hamaguchi continua a ottenere consensi. Un 2021 esaltante per lui, vincitore dell’Orso d’argento per Il gioco del destino e della fantasia, in aggiunta al Prix du scenario a Cannes per Drive My Car.

Drive My Car, trama e cast

Yusuke Kafuku è un attore e regista teatrale felice della sua vita. Ha grande successo ma soprattutto è sposato con l’amore della sua vita. Tutto cambia radicalmente, però, quando sua moglie perde la vita. Ciò accade improvvisamente, lasciando lui nello sconforto.

Da allora sono trascorsi due anni e l’uomo si trova a essere ingaggiato per mettere in scena lo Zio Vanja che Checov. Deve recarsi a Hiroshima, dove si terrà un festival teatrale. Durante le rappresentazioni avrà modo di conoscere Misaki, ragazza scelta per fargli da autista. I due trascorrono molto tempo a bordo di una Saab 900 rossa. Legano e iniziano ad aprirsi vicendevolmente (cosa non facile per entrambi). Arriveranno a raccontarsi i rispettivi passati che ancora li tormentano.

Ecco il cast di Drive My Car:

  • Hidetoshi Nishijima: Yusuke Kafuku
  • Tôko Miura: Misaki Watari
  • Masaki Okada: Kōji Takatsuki
  • Reika Kirishima: Oto
  • Jin Dae-Young: Kon Yoon-su
  • Sonia Yuan: Janice Chan

Drive My Car, racconto Murakami

Drive My Car è un film di Ryusuke Hamaguchi ispirato all’omonimo racconto di Murakami Haruki, inserito nel libro Uomini senza donne. Per quanto il materiale di base sia breve, la pellicola si prende tutto il suo tempo per regalare allo spettatore la giusta analisi umana. La pellicola ha bisogno di tre ore per potersi dipanare, avvicinandosi alla vita reale e non operando tagli maldestri che ne metterebbero a repentaglio il viaggio nel quale il pubblico viene trascinato.

Il regista Hamaguchi ha spiegato a MyMovies come il suo obiettivo fosse quello di non tradire Murakami. Per comprendere sé occorre comprendere gli altri. Questo è il messaggio ultimo del film. Un lavoro che dà enormemente peso alle parole, tramutandole spesso in movimento. Fondamentale ovviamente l’apporto di Murakami e Cechov. È però al tempo stesso un’opera che offre il giusto valore al silenzio, soprattutto nella figura di Misaki. Il regista spiega d’averci pensato in un secondo momento, grazie alle interviste. Vi sono due tipi di silenzio, spiega, uno legato al linguaggio dei segni, in grado di comunicare, l’altro che segna il rapporto tra Kafuku e Misaki. Le conversazioni si fanno più rade e alla fine arrivano a capirsi senza proferire parola. La profondità del loro legame è rappresentata dall’estensione temporale del loro silenzio.

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