Avete mai sentito parlare di Vittoria di Savoia? È la figlia di Emanuele Filiberto e, a differenza del padre, non si è fatto conoscere per il suo cognome prima e come personaggio televisivo poi. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere su di lei.
Una Savoia in Ucraina? Se avete letto questo titolo sappiate che è tutto vero. Vittoria, figlia di Emanuele Filiberto di Savoia e Clotilde Courau, ha dimostrato grande cuore ed è al confine con l’Ucraina per dare il proprio contributo durante la terrificante guerra scatenata dalla Russia.
Vittoria, chi è la figlia di Emanuele Filiberto
Ha soltanto 18 anni ma una grande coscienza civile. Non si può introdurre che in questo modo Vittoria, la giovane figlia di Emanuele Filiberto. È una Savoia, nata privilegiata, seppur non quanto i suoi avi più celebri, eppure si è recata al confine con l’Ucraina, dove tentare di dare il proprio contributo in soccorso dei profughi della guerra scatenata dalla Russia sul suolo ucraino. Una missione con alcuni volontari, in parte raccontata anche attraverso il profilo Instagram ufficiale del padre.
Il suo nome completo è Vitoria Cristina Adelaide Chiara Maria di Savoia, figlia di Emanuele Filiberto e dell’attrice francese Clotilde Courau. È giovanissima, nata il 28 dicembre 2004. Ha soltanto 18 anni ed è la primogenita della coppia. Attiva sui social, vanta un profilo Instagram da più di 66mila follower, ed è in possesso di alcuni titoli conferiti dal nonno Vittorio Emanuele. Questi, per i suoi 16 anni, le aveva confermato il trattamento di Altezza Reale, la qualità di Principessa Reale e il titolo di Principessa di Carignano, seguito dal titolo di Marchesa d’Ivrea. Ha iniziato a lavorare nel mondo della moda ma la guerra l’ha spinta a sporcarsi le mani e provare ad aiutare in prima persona.
Vittoria di Savoia in Ucraina
Come detto, sul profilo Instagram ufficiale di suo padre Emanuele Filiberto vi è parte del racconto di questa dura esperienza al confine con l’Ucraina. Vittoria ha spiegato d’essersi recata lì con un gruppo di amici e alcuni volontari dell’associazione Odissea della Pace. L’obiettivo era portare dei beni di prima necessità, tra cui derrate alimentari e medicinali, oltre ad alcuni giochi per i bambini.
Il racconto è avvenuto a cose fatte, dopo il viaggio, così da spronare più persone a fare lo stesso o aiutare in altri modi: “Mi chiedevo il perché nessuno andasse da questa povera gente. Mi sono allora detta che se non ci andavano i ‘grandi’, avrei potuto fare qualcosa io nel mio piccolo. Mi ha stupito vedere un gran numero di giovani come me. Tutti si sono rimboccati le maniche e sono partiti, così da aiutare concretamente chi è ormai stremato da una guerra logorante”.
Ha inoltre raccontato un momento molto toccante. Ha visto un padre stremato che lasciava i figli in un orfanotrofio di fortuna, così da garantire loro una via libera e sicura per l’Europa. È poi corso, tra le lacrime, al di là del confine ucraino per raggiungere l’avamposto di Kiev e tornar a combattere”.
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