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Techetechete è ormai un appuntamento fisso dell’estate in Rai, un programma che appassiona tutti i nostalgici della tv che fu. Ma cosa significa il titolo?

Ricomincia l’estate, e quindi ricomincia anche Techetechete, uno dei programmi ricorrenti e dei più amati dagli spettatori Rai. In bilico tra intrattenimento e documento storico, lo show della tv pubblica italiana rimanda in onda quotidianamente su Rai1 50 minuti al giorno di vecchi programmi Rai, tra le 20.35 e le 21.25, nel pre prima serata della rete ammiraglia.

Un programma per appassionati e nostalgici che va avanti dal 2012, anche se in realtà la sua storia potrebbe essere fatta risalire già al 1999, con il lancio di Varietà, lo show di videoframmenti d’archivio ideato da Paolo De Andreis durato per 10 anni, prima di essere sostituito da Da Da Da.

Forse vi starete chiedendo, però, da dove arrivi il nome Techetechete: continuate a leggere qui sotto per scoprire la risposta a questa domanda!

Techetechete: l’origine del nome del programma Rai

Techetechete è nato nel 2012, come dicevamo, da un’idea di Elisabetta Barduagni, ma il titolo dello show è opera di Pasquale Panella, poeta, scrittore e paroliere romano che ha collaborato anche con artisti quali Enzo Carella, Adriano Pappalardo, Lucio Battisti, Amedeo Minghi, Mina, Mietta, Mango, Zucchero e altri ancora.

Panella – che è anche autore e voce della sigla originale del programma, andata in onda dal 2012 al 2018 e oggi sostituita con quella di Daniele ‘Bengi’ Benati – lo ha immaginato come esplicito riferimento alla fonte essenziale del show, ovvero le Teche Rai, i vastissimi archivi della tv pubblica italiana.

Proprio a causa della vastità delle Teche Rai e dell’apparentemente infinito archivio a disposizione, il paroliere aveva pensato a una parola a sua volta infinita, ripetendo quindi “Teche” più volte. Per restituire il senso di continuità all’infinito, la terza ripetizione è tronca: infatti, in realtà la scrittura corretta del titolo dello show vede l’apostrofo alla fine, Techetechete’. Quest’ultimo dettaglio sembra sfuggire spesso a chi cura la programmazione Rai, dato che di frequente la parola viene scritta con l’accento finale invece che l’apostrofo.

Questo procedimento linguistico non è ovviamente un’invenzione di Panella: si chiama reduplicazione espressiva, e consiste appunto nella ripetizione di una singola unità lessicale, uno stratagemma esistente in varie lingue (in italiano, per esempio, è lo stesso che ritroviamo in ‘magna magna’).

Lo sperimentalismo lunguistico, comunque, è un tratto distintivo della poetica di Pasquale Panella, che oggi ha 72 anni. Nel corso della sua carriera è stato notato come il suo stile si rifaccia a esperienze culturali come quelle del Dadaismo, del Surrealismo, dell’Ermetismo e del Modernismo. Lui stesso ha però sempre negato di appartenere a una di queste correnti: “Mi chiamano così perché non hanno una parola di nuovo conio” spiegava, in un’intervista del 1994.

Per conto suo, Techetechete ha sì un titolo abbastanza particolare e a prima vista oscuro, ma nel corso degli anni ha avuto vari sottotitoli molto più eloquenti: Il nuovo che fu (2012, Vista la rivista (2013), Vive la gente (2014), Con tutti i sentimenti (2015), Vorrei rivedere / Stasera con noi (2016) e, dal 2017 a oggi, Il meglio della TV.