Argo è un film del 2012 diretto e interpretato da Ben Affleck, vincitore di tre premi Oscar. La sceneggiatura è tratta da fatti realmente accaduti.
Una storia talmente incredibile che non poteva che essere vera, quella del film Argo, grande successo di critica e di pubblico firmato da Ben Affleck e basato sulla sceneggiatura di Chris Terrio, premiato con l’Oscar e divenuto da quel momento uno scrittore molto richiesto da Hollywood (ha lavorato su Batman V Superman: Dawn of Justice, Justice League e Star Wars: L’ascesa di Skywalker).
Allo scoppio della rivoluzione in Iran, un agente della CIA deve occuparsi di organizzare una complicata operazione per far uscire incolumi dal Paese alcuni ostaggi statunitensi, e per questo inventa la produzione di un finto film di fantascienza. La storia di Argo è ispirata a fatti realmente avvenuti, e raccontati nel libro autobiografico Master of Disguise: My Secret Life in the CIA, pubblicato nel 1999 dal protagonusta Tony Mendez, e dall’articolo di Wired del 2007 The Great Escape: How the CIA Used a Fake Sci-Fi Flick to Rescue Americans from Tehran.
Ecco come andarono realmente le cose.
Argo: la storia vera dietro al film
Nel 1979 l’Iran, un Paese precedentemente vicino agli Stati Uniti a livello politico, venne scosso da una rivoluzione che abbatté la monarchia dello Shah e portò alla formazione di una repubblica islamica, che però era fortemente ostile agli USA. Il 4 novembre, centinaia di studenti rivoluzionari assaltarono l’ambasciata statunitense a Teheran, sequestrando diversi cittadini americani facenti parte del personale diplomatico. Sei di questi ultimi erano però riusciti a mettersi in salvo, rifugiandosi negli uffici dall’ambasciata canadese.
Argo racconta proprio l’operazione per portare in salvo queste sei persone, denominata Canadian Caper. L’idea venne al 39enne agente CIA Tony Mendez: il piano prevedeva di portare una squadra dell’Agenzia a Teheran sotto copertura, per poi portare gli ostaggi fuori dal Paese tramite passaporti falsi preparati ad hoc. Il tutto, ovviamente, con l’appoggio del governo canadese, che aveva deliberato in parlamento per l’approvazione del piano dopo una storica seduta segreta, la prima dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
L’idea di Mendez per la copertura consisteva nella realizzazione di un’elaborata back-story: gli agenti della CIA, tra cui lui stesso, si sarebbe spacciati per gli emissari di un’importante produzione hollywoodiana alla ricerca delle location ideale per girare un nuovo film di fantascienza, Argo. Il piano era stato chiaramente ispirato dalla rinascita della space-opera a Hollywood, dopo il clamoroso successo di Guerre Stellari, uscito nel 1977.
L’operazione fu curata nei minimi particolari, perché fosse credibile: venne effettivamente aperto una casa di produzione – lo Studio Six Productions, in riferimento ai sei ostaggi da liberare – negli ufficio dei Sunset Gower Studios. e ingaggiata una persona per rispondere al telefono nel caso qualcuno chiamasse per verificare. Il film Argo venne ufficialmente messo in produzione, e furono inviati comunicati stampa a importanti riviste del settore come Variety e The Hollywood Reporter. Venne addirittura organizzata una festa per l’inizio della produzione a Los Angeles.
La mattina del 27 gennaio 1980, Mendez e il suo collega, noto solamente come Julio, riuscirono a imbarcarsi su un aereo con i sei ostaggi, fatti passare per membri della produzione, e rientrare così negli Stati Uniti. I sei furono mandati in Florida, senza possibilità di contattare nessuno, dato che c’erano ancora da liberare gli altri ostaggi effettivamente in mano iraniana, ma in qualche modo la notizia arrivò alla stampa e venne pubblicata il giorno stesso su La Presse, divenendo di dominio pubblico. L’ambasciata canadese a Teheran chiuse il giorno stesso, e il suo personale fece immediatamente ritorno in Nord America.
La fine della crisi degli ostaggi in Iran fu risolta solo un anno dopo, nel gennaio 1981, grazie alla mediazione del governo algerino: in cambio della restituzione dei prigionieri, gli Stati Uniti si impegnavano a scongelare i fondi iraniani presso le banche americane, bloccati all’indomani della rivoluzione, e promettere di astenersi da qualsiasi ingerenza negli affari dell’Iran. Gli ostaggi furono consegnati all’ambasciata algerina a Teheran, che li fece espatriare e tornare in America.