Le Mans ’66 storia vera: quali sono le differenze tra film e realtà. Chi vinse la Le Mans ’66 e qual è il finale reale del film con Matt Damon e Christian Bale
Nel 2019 James Mangold ha portato al cinema parte dell’enorme storia della rivalità tra Ford e Ferrari. Ricordi esaltanti, trasformati in cinema, tra finzione e realtà. Un racconto che ha fatto brillare gli occhi a chiunque lo abbia vissuto in diretta, come spettatore. Al tempo stesso, però, qualcuno ha storto il naso per svariate inesattezze o invenzioni atte a romanzare il tutto. Si tratta soprattutto di italiani, un po’ infastiditi dalla rappresentazione di Enzo Ferrari. Vediamo però nel dettaglio qual è la trama del film e da chi è composto il cast. In seguito, invece, vi racconteremo la storia vera di Le Mans ’66. Per rendere chiaro come si tratti di una pellicola che vede al centro un’enorme rivalità tra due delle scuderia automobilistiche più famose al mondo, basta indicare il titolo originale: Ford v Ferrari. Il cast principale vede Matt Damon nei panni di Carroll Shelby, Christian Bale in quelli di Ken Miles, Jon Bernthal come Lee Iacocca, Tracy Letts come Henry Ford II e l’italiano Remo Girone come Enzo Ferrari.
Le Mans ’66 chi vinse: la domanda che tutti gli spettatori si pongono dopo l’introduzione del film di James Mangold. Impossibile non chiederselo per quasi tutto il film. Entrare in sala e non conoscere la storia vera della pellicola è davvero esaltante, dal momento che ci si gode la piena sorpresa degli eventi. La 24 Ore di Le Mans è una gara leggendaria, che richiedere uno sforzo fisico, mentale, meccanico ed economico gigantesco. A dominare negli anni ’60 è la Ferrari, vanto italiano. Nel 1963 la Ford prova un approccio per tentare l’acquisto del cavallino. Enzo Ferrari, però, infastidito, chiude quasi subito i rapporti. Sarebbe intenzionato a vendere tutto, escludendo però proprio la sua Scuderia Ferrari. Tutto ciò perché quel cavallino è portatore di sogni, per lui e i tifosi. Dal 1960 al 1965 ottiene solo primati a Le Mans ed Henry Ford II, offeso dal rifiuto, è intenzionato a creare la macchina più veloce al mondo pur di battere il rivale.
A capo della squadra messa in piedi vi è Carroll Shelby, che è stato l’ultimo vincitore a Le Mans a non guidare una Ferrari. Era il 1969 e da allora ha dovuto dire addio alle corse professionistiche, data una grave patologia cardiaca. Le macchine le capisce e sa bene che deve affidarsi a una persona in grado di parlare ai motori tanto quanto lui. Si tratta di Ken Miles, che diventa il suo nuovo collaudatore, non senza qualche ostacolo. I suoi metodi sono infatti fuori dal comune e il suo temperamento può rappresentare un problema. Si tratta, però, di un genio dei motori e questo è indiscutibile. Attraverso lo sguardo di questa coppia di underdog, si mostra la sfida storica tra Ford e Ferrari, Stati Uniti e Italia. Chi vinse Le Mans ’66 quindi. Ancora la Ferrari in testa o fu la Ford GT40.
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Guardando alla storia vera di Le Mans ’66, occorre precisare come l’idea di prendere parte alla celebre corsa automobilistica venne partotirita dal responsabile marketing Lee Iacocca. Non fu frutto della rivalità con Enzo Ferrari. Il problema, al tempo, era la poca popolarità di Ford. La casa automobilistica viveva un periodo molto difficile. Vincere quella gara avrebbe portato lustro all’immagine della società. L’idea iniziale era quella di far acquistare l’auto progettata a Enzo Ferrari. Non vi è mai stata una tratattiva per acquisire la Scuderia italiana, sia chiaro. Il patron del Cavallino, però, fece saltare tutto perchè contrario al fatto che Ford avrebbe avuto dominio sul budget.
Ecco che la rivalità saltò fuori. Ordinò quindi al proprio team di mettersi al lavoro, così da portare in pista un’auto incredibilmente veloce. La migliore al mondo. Fu Iacocca a suggerire di puntare su Carroll Shelby, la cui notorietà era alle stelle dopo la vittoria nel 1959. Purtroppo, però, non poterva gareggiare a causa di una patologia cardiaca. Questi si reinventa, vendendo auto e tentando la carriera da progettista. Ha in mente l’auto dei sogni, ma ha bisogno di un pilota in grado di affiancarlo nell’impresa e, ovviamente, vincere Le Mans ’66. Punta su Ken Miles, decisamente fuori dagli schemi ordinari del mondo delle corse d’alto livello. Un proletario dei motori, si potrebbe dire, il che rende questa storia ancor più romantica. Quest’ultimo fu molto duro nel corso dei test, bocciando numerosi esperimenti. Nel 1965 il risultato fu deludente. Vinse infatti la Ferrari. Qual è, quindi, il finale di Le Mans ’66. La storia è splendida ma, al tempo stesso, amara.
Ford scende in pista in quell’anno con ben otto esemplari della sua GT40 Mk II. Tre auto, di queste, sono gestite dal team di Shelby. A bordo vi sono Bruce McLaren, Ken Miles e Dan Gurney. La risposta della Ferrari si chiama 330 P3. La situazione nella Scuderia è però molto delicata. Il pilota John Surtees viene accusato dal direttore sportivo Dragoni di spionaggio industriale. Ne nasce uno scontro pubblico, con il campione che sottolinea come il responsabile sarebbe pronto a tutto pur di veder vincere un pilota italiano. Enzo Ferrari non ha scelta: lo licenzia e sceglie Ludovico Scarfiotti.
La GT40 domina nelle qualifiche, con ben quattro Ford nelle prime quattro posizioni. La gara però inizia in salita per Ken Miles, che al primo giro è subito ai box, così da chiudere al meglio la portiera dopo un contatto. Dopo 1 ora, però, tre GT40 dominano, con Miles che prende la testa. Alla sesta ora, con la pioggia, la Ferrari passa avanti, ma il dominio è ancora Ford a metà della 24 ore. Dal box chiedono di rallentare, così da preservare i motori. Miles però continua a tirare. Alla 17esima ora si ritira anche l’ultima Ferrari, ma anche la Ford che era in testa si blocca. Problemi al radiatore mentre era prima. L’idea ai box Ford, alla fine, è quella di far vincere la vettura al comandoa all’ultimo pit-stop. Si tratta di Ken Miles, ma Henry Ford II propone un arrivo in parata, per una questione pubblicitaria. Miles deve farsi raggiungere. Arriva primo per una questione di centimetri ma la vittoria viene assegnata a Bruce McLaren e Chris Amon. Essendo partiti quarti, e non secondi, hanno percorso più strada nell’arco della gara. Le Mans ’66 finale è molto amaro, quindi. A festeggiare è Henry Ford II ma non chi ha gettato il sangue per generare questo sogno. Ken Miles, seppur profondamente deluso, continua a lavorare per Ford. Si impegna per testare l’erede della GT40, ma muore in un incidente sul circuito di Riverside, in California, il 17 agosto 1966.
Questa è quindi la storia vera, comprensiva delle principali differenze tra film e realtà. La più grande differenza che Le Mans ’66 propone, però, riguarda la figura di Enzo Ferrari, indubbiamente. Si decide infatti di farne il villain del film, andando oltre la questione sportiva. Per questo si ha bisogno, ad esempio, di mostrarlo alle corse, durante la 24 ore di Le Mans, infine deluso profondamente dall’esito. La realtà però diversa e al tempo aveva smesso ormai da molto di seguire i propri bolidi in prima persona. Fa tutto parte, però, di un modo fantastico di raccontare una storia vera al cinema, sapendo mescolare vero e romanzato, incantando chiunque, anche chi ha davvero visto come sono andate le cose.