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Cos’è l’isola delle rose che dà il titolo al nuovo singolo di Blanco e perché il cantante l’ha scelta: un’incredibile storia vera

L’Isola delle rose è il nuovo singolo di Blanco, ma è anche il nome legato a una delle più assurde vicende che riguardano lo stato italiano. La storia dell’Isola delle Rose è tornata di recente in auge grazie a Netflix, che nel 2020 ha realizzato il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, un successo capace di vincere ben tre David di Donatello, che ha raccontato proprio l’incredibile vicenda legata a quest’isola. Ora, Blanco torna a far vivere la storia di questa nazione che prese vita nel 1968, anno particolarmente cruciale nella storia recente di tutto il mondo, e che è diventata simbolo di libertà e resistenza al potere. Blanco ha scelto, dunque, di riprendere questo tema, cogliendo in pieno questi aspetti del significato dell’Isola delle Rose, un posto fuori dalla giurisdizione italiana, quindi libero dalle leggi, ma anche dalle convinzioni sociali e così via. Per Blanco, portare la sua amata sull’isola delle rose significa portarla in un mondo che è solo loro, in una dimensione intima dove possono essere solo loro stessi, al riparo da convenzioni sociali, obblighi, doveri e così via. Possiamo paragonarla, nell’immaginario simbolico, a una sorta di isola che non c’è, ma l’Isola delle Rose invece è realmente esistita e come detto ha rappresentato un capitolo molto particolare della storia italiana.

L’Isola delle Rose storia vera

L’Isola delle Rose è il nome che l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa nel 1968 ha dato alla piattaforma che, in dieci anni, ha costruito nel mare adriatico, fuori dalle acque territoriali italiane e quindi dalla giurisdizione nazionale. Il 1 maggio del 1968 Giorgio Rosa ha proclamato l’Isola delle Rose uno stato indipendente e quella piattaforma è diventata, a tutti gli effetti, una nazione, anche se mai riconosciuta da alcuno stato nazionale. Come detto, Giorgio Rosa lavorò per ben dieci anni al suo progetto, passato inizialmente in secondo piano perché decisamente insolito. Piano piano, però, il lavoro di Rosa iniziò ad attirare l’attenzione delle autorità, ma l’ingegnere aveva calcolato tutto e lì, fuori dalle acque nazionali, nessuno poteva dirgli niente. Così, nell’agosto 1967 Rosa aprì la sua isola al pubblico, continuando i lavori per perfezionare la piattaforma. L’estate del 1968 fu cruciale per l’Isola delle Rose, diventata una meta molto gettonata dalla costa italiana e questo flusso iniziò a preoccupare lo stato, che iniziò a cingere l’Isola delle Rose con un blocco navale. Così, il 25 giugno del 1968 le forze d’assalto italiane attaccarono l’isola, prendendone possesso. Seguirono una serie di indagini e di processi e l’Isola delle Rose fu lentamente smembrata, fino a essere definitivamente distrutta il 26 febbraio del 1969.

La storia dell’Isola delle Rose fu inizialmente abbandonata, nonostante la sua importanza, anche perché, di fatto, rappresenta l’unica “guerra” d’attacco mai intrapresa dalla Repubblica italiana, anche se parlare di conflitto è complesso visto che la violenza non è stata applicata. Solo di recente, l’impresa di Giorgio Rosa è stata recuperata: dal 2000 sono cominciati molti studi volti a sottolineare non tanto l’aspetto pratico della costruzione dell’isola, ma il suo fine simbolico. L’Isola delle Rose rappresenta il tentativo, abbastanza utopico, di creare uno stato libero, aperto a tutti e contrassegnato dalla pluralità di voci e dall’uguaglianza. L’Isola delle Rose, nella sua brevissima vita, si dotò di una lingua, l’esperanto, ma anche di una moneta e di un governo. A tutti gli effetti, l’esperienza di Giorgio Rosa può essere considerata un tentativo d’indipendenza sociale e politica e quest’aspetto è stato sottolineato negli ultimi anni e con questo significato l’Isola delle Rose è finita nella canzone di Blanco, come ricerca di un luogo libero da condizionamenti sociali.