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Com’è morta Fernanda Wittgens e perché era così famosa: chi era la direttrice della Pinacoteca di Brera e perché è stata arrestata

La causa della morte a soli 54 anni di Fernanda Wittgens, protagonista dell’omonimo film Rai, lascia senza parole. La donna è stata la prima direttrice della Pinacoteca di Brera, ma non solo. Un’eroina straordinaria che è morta prematuramente, quando aveva soltanto 54 anni. Nata a Milano il 3 aprile 1903, è drammaticamente deceduta il 12 luglio 1957 nel capoluogo lombardo, dove ha vissuto tutta la sua vita. Iniziò a star male nella primavera del 1956, dando inizio così a un calvario durato poco più di un anno, fino alla sua morte. Si dice che per l’arte rinunciò a tutto, dimenticando se stessa e l’amore vero provato per un uomo mai nominato pubblicamente.

Fermata soltanto quando le sofferenze divennero insostenibili, causate da un tumore incurabile che l’ha poi uccisa in pochi mesi. Fernanda Wittgens è morta a causa di un cancro e, dopo il suo decesso, ha ricevuto l’onore di veder allestita la sua camera ardente dinanzi al luogo che ha caratterizzato tutta la sua vita, la Pinacoteca di Brera. Migliaia le persone radunatesi per porgerle l’ultimo saluto, con i funerali tenutisi, poi, nella vicina chiesa di San Marco. Oggi è possibile omaggiare la sua sepoltura all’interno del Cimitero monumentale di Milano

Fernanda Wittgens chi era

Fernanda Wittgens, interpretata da Matilde Gioli nel film Rai, è stata una donna rivoluzionaria, nata a Milano da una famiglia di origini austro-ungheresi, appassionata d’arte fin da giovanissima. Quando era ancora una bambina, infatti, ammirava i più importanti musei della città di Milano, accompagnata puntualmente dal padre Adolfo. Una passione che diventa il fulcro della sua vita, soprattutto dopo l’incontro con Ettore Modigliani, tra gli anni ’20 e ’30, al tempo direttore della Pinacoteca di Brera. Siamo nella prima parte del Novecento e la lotta femminile per l’affermazione delle donne nel mondo del lavoro non ha di certo fatto passi avanti come oggi (molti devono ancora esserne fatti). Per questo motivo viene assunta come semplice operaia avventizia, nonostante i suoi anni di studi, culminati in una laurea in Lettere, con specializzazione in Storia dell’Arte. In breve tempo, però, è proprio Modigliani a rendersi conto del suo enorme potenziale, decidendo di premiare la sua enorme passione, al punto da nominarla sua vice, il che fu una scelta decisamente epocale.

Nel 1941 però tutto cambia per sempre e le leggi razziali costringono Ettore Modigliani a lasciare l’Italia, ormai divenuta un luogo ostile. Fu proprio in questa fase altamente rischiosa che Fernanda Wittgengs divenne la prima direttrice donna della Pinacoteca di Brera. La seconda guerra mondiale la vide dare anima e corpo alla tutela delle preziosissime opere d’arte, che mirava a proteggere a tutti i costi dai bombardamenti e non solo, considerando l’alto rischio di saccheggio. I nazisti, infatti, sono diventati tristemente noti per aver trafugato numerose opere d’arte, alcune delle quali mai più ritrovate. Potrebbe bastare questa sua dedizione a definirla straordinaria, ma la realtà è che Fernanda Wittgens è stata un’eroina. Si è infatti schierata con forza contro fascisti e nazisti, aiutando migliaia di ebrei a fuggire in Svizzera, consentendo loro di sfuggire ai treni che li avrebbero condotti ai campi di concentramento e alla morte. Venne però tradita da una giovane collaborazionista fascista, che la denunciò e di fatto condannò al carcere di San Vittore. Scontò solo parte dei quattro anni che avrebbe dovuto trascorrere in prigione, approfittando di quel tempo per scrivere la biografia del pittore milanese Vincenzo Foppa. Scarcereta il 24 aprile 1945, in tempo per celebrare la Liberazione della sua città dal nazifascismo. Ha poi ripreso in fretta il suo ruolo, collaborando per la ricostruzione della Pinacoteca di Brera, distrutta durante la guerra. Prima di finire in carcere, però, aveva fatto trasferire le opere in posti sicuro e lontani dalla città. Se possiamo ammirarle ancora oggi è soltanto merito suo.