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Per gli sceneggiatori di Boris il 2 giugno si celebra la Festa del Grazie. Cos’è? Pare una festa calabrese

Il 2 giugno in Boris, famosa serie TV con Francesco Pannofino nel ruolo di uno stanco e disilluso regista, René Ferretti, non è la Festa della Repubblica o, a essere onesti, lo è soltanto in parte. Provate a chiedere a qualsiasi fan di Boris cosa rappresenti per lui questa giornata e la risposta sarà sempre la stessa: la Festa del Grazie. E che cos’è sta Festa del Grazie? La domanda sorge spontanea nella mente di chiunque non abbia visto una delle migliori produzioni televisive italiane della storia. A dirla tutta, però, sono gli stessi personaggi a chiedersi che diamine sia questa festività e come la si debba celebrare al meglio. L’unica certezza è che esiste, parola dei tre sceneggiatori cani e ladri (che rubano il lavoro a quelli bravi, cit.). Questi però sono irragiungibili, asserragliati in barca e decisamente poco propensi a rispondere al telefono, sapendo perfettamente che a Roma la troupe disperata sta girando in casa di una fan delle soap ignara la scena della Festa del Grazie. Non rispondono perché tutto ciò che René, Stanis, Arianna, Biascica e gli altri devono provare a portare in scena, in realtà è un assurdo tentativo di adattare la Festa del Ringraziamento statunitense (che si celebra a novembre, ndr). Lo sport preferito degli sceneggiatori è infatti quello di saccheggiare altre serie TV straniere, senza prendersi la briga di adattare qualcosa, limitandosi a tradurre alla bene e meglio.

Ma veniamo al dunque, qualora esistesse questa Festa del Grazie tutta italiana, come la si dovrebbe festeggiare. Siamo più che certi che là fuori ci sono dei fan sfegatati di Boris che hanno provato a ricreare il menù di questa folle puntata, conoscendone bene i dettagli, ma per tutti gli altri, ecco cosa dovreste procurarvi. Per una Festa del Grazie che si rispetti non possono mancare le quaglie ripiene. Devono essere tante, diciamo pure una montagna a centro tavola. Per arricchire la tavola, si potrebbe optare per qualche sapore tipico della Calabria, parola di René Ferretti. Il genio del Novecento, infatti, dice d’aver fatto qualche ricerca, scoprendo che è una sorta di festa calabrese. Le teorie si accavallano e così ci si mette anche Arianna, tanto per calmare gli animi. Per lei è la festa di Santa Maria Ausiliatrice (che nel Paese di santi, poeti e navigatori non poteva mancare, e infatti si festeggia il 24 maggio, ndr). Uno Stanis molto “alterato”, però, pretende di avere informazioni dettagliate perché questa è una scena cruciale e poco italiana, quindi vuole restituire al meglio il disagio del dottor Giorgio. Quando però si scopre la triste verità, ovvero che si tratta del solito saccheggio da parte degli sceneggiatori, ecco che si opta per la Festa della Repubblica. Anche questa, guarda caso, si celebra a base di quaglie: “Che Festa della Repubblica sarebbe senza quaglie”. Bisogna però fare attenzione. Non si può mai sapere quando un’epidemia di aviaria dalla Corea, derivata proprio da questi volatili, potrà mandare in tilt il sistema sanitario. Dovesse succedere, ricordate di rivolgervi a degli specialisti, gente insomma del calibro del dottor Corelli.

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