Skip to main content

Michael Collins è un film che racconta la storia vera del rivoluzionario irlandese interpretato da Liam Neeson. C’è chi però ha criticato la pellicola per i troppi errori

Nel 1996 Neil Jordan ha diretto il film Michael Collins, biopic incentrato sulla vita del rivoluzionario irlandese e che vede come protagonista Liam Neeson. Nel cast anche Aiden Quinn, Stephen Rea, Alan Rickman e Julia Roberts che hanno dato il loro contributo per rendere il progetto di spessore. La storia, la musica e la regia catturano l’atmosfera della rivoluzione e ovviamente per chi non lo sapesse ancora Michael Collins racconta una storia vera. C’è però chi all’epoca dell’uscita del film nelle sale cinematografiche non è rimasto entusiasta di quanto creato dal regista Neil Jordan e dagli sceneggiatori che per molti critici irlandesi è considerato uno dei peggiori film per accuratezza storica. A quanto pare sono presenti numerose inesattezze storiche e in particolare la rappresentazione del Bloody Sunday, che mostra un carro armato britannico che apre il fuoco su una folla durante una partita di calcio gaelico. Inoltre il leader politico Eamon De Valera viene raffigurato come un individuo piagnucoloso, manipolatore e testardo, in completo contrasto con la figura stoica, perspicace ed eroica di Michael Collins (sia attraverso la sua caratterizzazione che quella di Alan Rickman, noto per interpretare personaggi malvagi). In realtà De Valera fu una figura positiva nella lotta per l’indipendenza irlandese e il suo rapporto con il rivoluzionario non fu così ostile come suggerisce il film. C’è chi tra i critichi ritiene che Michael Collins possa rispecchiare quanto successo nella realtà ma non tiene gran conto della violenza e del terrore che hanno caratterizzato le relazioni anglo-irlandesi.

Michael Collins chi era e cosa ha fatto per l’Irlanda

A prescindere dalle critiche il film Michael Collins racconta la storia vera del rivoluzionario che ancora oggi ha un’incredibile influenza sull’Irlanda. Nacque vicino a Rosscarbery, nella contea di Cork, nel 1890. Frequentò la scuola e poi lavorò come giornalista locale (scrivendo recensioni sportive) prima di trasferirsi a Londra all’età di 15 anni per lavorare per la Gaelic Athletic Association (GAA). A Londra Michael Collins si associò con la comunità irlandese e divenne profondamente consapevole della storia del Paese. Nel 1909 si unì alla Fratellanza Repubblicana Irlandese e dopo averne scalato i ranghi tornò in patria e contribuì al reclutamento di persone che condividessero gli stessi ideali Si unì anche alla Gaelic League, un’organizzazione che sottolineava l’uso della lingua irlandese come ulteriore mezzo di espressione nazionalistica. Nonostante l’estrema improbabilità di un successo, l’Easter Rising andò avanti e portò alla distruzione di gran parte del centro di Dublino e all’esecuzione dei sette leader della rivolta. Fu questo l’errore dei britannici che fece pendere per la prima volta la bilancia a favore degli insorti. La simpatia dell’opinione pubblica nei confronti dei giustiziati aumentò a tal punto che Michael Collins, deValera e gli altri leader poterono constatare che il nazionalismo stava per raggiungere l’apice nel Paese.

Il protagonista del biopic con Liam Neeson fu imprigionato nel campo di internamento di Frongoch, dove le sue doti da leader furono ulteriormente riconosciute dai compagni catturati. Dopo il suo rilascio iniziò a organizzare una guerriglia contro gli inglesi e riuscì persino a far evadere deValera dalla prigione in Inghilterra. La guerra contro gli inglesi continuò per tutto il 1920 e il 1921, nonostante l’introduzione dei “Black and Tans”, soldati mercenari introdotti in Irlanda da Churchill. Il Primo Ministro britannico, Lloyd George, alla fine scese a un compromesso e offrì una spartizione dell’Irlanda e uno “Stato libero”. Michael Collins e Arthur Griffith erano stati inviati a Londra per guidare la delegazione irlandese ma il risultato fu la guerra civile. Fratelli e sorelle che avevano combattuto insieme contro gli inglesi ora si scagliarono l’uno contro l’altro con una brutalità che a volte eguagliava l’eccessivo regime dell’Impero britannico. La guerra civile si concluse nel 1923, Michael Collins morì un anno prima vittima di un’imboscata da parte dei Repubblicani. Il rivoluzionario irlandese era certamente consapevole del rischio che correva firmando il trattato con gli inglesi ma lo fece nella speranza che il Paese avrebbe avuto “la libertà di raggiungere la libertà”.