Indi Gregory è una bambina inglese finita al centro di un dibattito internazionale tra Italia e Regno Unito sulla sospensione delle cure per la sua malattia.
Quale sarà il futuro di Indi Gregory? La domanda non ha ancora una risposta, e il dibattito politico infuria tra Rgeno Unito e Italia. La notizia è di questi giorni, dopo che un tribunale inglese ha stabilito di interrompere le cure che tengono in vita la neonata britannica, staccando l’alimentazione alle macchine attraverso cui può respirare. Nella giornata di ieri, giovedì 9 novembre, è stato deciso di rinviare la decisione a una nuova udienza, e nel frattempo la famiglia della bambina sta cercando di ottenere il trasferimento della competenza del suo caso nel nostro paese. A coadiuvare i genitori di Indi Gregory in questa missione è l’avvocato e politico italiano Simone Pillon, noto esponente della Lega e famoso per le sue battaglie contro l’aborto e il divorzio, nonch organizzatore del Family Day. Lunedì 6 novembre, il Consiglio dei ministri ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory nel tentativo di favorire le pratiche per mantenerla in vita, contro il parere dei medici inglesi, che la ritengono incurabile.
Indy Gregory è una bambina di appena 8 mesi ricoverata all’ospedale Queen’s Medical Center di Nottingham a causa di una rara malattia mitocondriale che le impedisce lo sviluppo dei muscoli: il nome del disturbo è sindrome da deperimento mitocondriale. I mitocondri sono piccoli organi cellulari presenti in buona parte delle cellule animali e vegetali, attivi nel citoplasma (la parte fluida della cellula contenuta nella membrana cellulare) e incaricati di regolare la respirazione cellulare e la produzione di energia che mantengono in vita la cellula. La malattia di Indi Gregory è causata da una mutazione genetica che rende i suoi mitocondri meno funzionali, e questo può portare alla facile insorgenza di gravi malattie. Non esiste cura per questa malattia, e la vita del malato è possibile solo attraverso il collegamento a dei macchinari specifici. Per questo motivo l’Alta Corte di Londra ha stabilito con un giudizio in primo grado di sospendere le cure alla bambina, seguendo un orientamento consolidato della giustizia inglese, relativo al cosiddetto “massimo interesse del minore”: proseguire le cure, infatti, causerebbe inutili sofferenze alla paziente. Questa decisione è stata presa dai giudici britannici seguendo le indicazioni dei medici che hanno in cura Indi Gregory, e non i genitori della bambina, poiché nella legge del Regno Unito questa decisione spetta ai primi e non ai secondi (a differenza di quanto avviene invece in Italia).
Quello di Indi Gregory è un caso che ricorda molto da vicino quello di Alfie Evans, altro bambino britannico di meno di 2 anni, affetto da una malattia molto rara e incurabile. Nel 2018, l’Alta Corte di Londra aveva predisposto per lui l’interruzione delle terapie, ma il governo italiano di Paolo Gentiloni gli aveva concesso la cittadinanza per portarlo in Italia per proseguire le cure. In quel caso, però, l’Alta Corte aveva stabilito che, siccome Alfie Evans non aveva mai risieduto in Italia, il nostro paese non aveva giurisdizione sul suo caso. Era perciò stata confermata l’interruzione delle terapie, e il bambino era morto pochi giorni dopo.
Indi Gregory genitori
Il caso di Indi Gregory non è il primo di questo tipo nel Regno Unito, ovviamente, ma si è diventato molto noto a livello internazionale dopo che i genitori della bambina hanno deciso di appellarsi alla Corte d’Appello e alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Giovedì 9 novembre, i coniugi Gregory hanno chiesto il trasferimento della figlia all’ospedale Bambin Gesù di Roma, e la concessione della cittadinanza alla bambina da parte dell’Italia potrebbe aiutare un verdetto favorevole nella nuova udienza presso l’Alta Corte, prevista per martedì 14 novembre. Inizialmente, i genitori della bambina avevano chiesto di poter proseguire le cure a casa, invece che all’ospedale, opponendosi alla decisione di interrompere del tutto le terapie alla figlia. Il padre di Indi Gregory si chiama Dean Gregory, mentre il nome della madre è Claire Staniforth, la stampa britannica li descrive come una coppia sulla trentina originaria di Ilkeston, una cittadina di circa 37.000 abitanti nel Derbyshire, a ovest di Nottingham. Su di loro non sono però disponibili molte informazioni al di fuori della già citata battaglia che stanno conducendo contro la giustizia del Regno Unito per non staccare la spina ai macchinari che tengono in vita la loro figlia.