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Franco Califano prima di morire chiese a 74 anni l’aiuto economico dello Stato: perché è morto povero

Franco Califano è morto a 74 anni a causa di un infarto nel 2013 facendosi scrivere sulla lapide la frase Non escludo il ritorno e infatti potremmo dire che il Califfo non è mai andato via. Data la sua eredità musicale, il ricordo che spesso ne fanno i colleghi che lo chiamano Il Poeta, docufilm e serie tv a lui dedicate, il cantautore di origini romane è ancora attualissimo. La sua sicuramente è stata una vita vissuta sempre al massimo anche nel lusso. D’altronde sembrava essere predestinato ad un’esistenza fuori dagli schemi se pensiamo che è nato in aereo durante un volo. All’epoca però fece discutere lo stato economico in cui si spense: Franco Califano è morto povero. Addirittura per pagare il funerale organizzato per lui in pompa magna, dal valore di 14 mila euro, presso la Chiesa degli Artisti a Roma ci fu una colletta. Avete capito bene, lui non aveva lasciato liquidità necessaria per disporre delle esequie. Nemmeno la sua unica figlia Silvia volle pagare perché spiegò di non averlo organizzato lei. Ad occuparsene fu infatti il suo avvocato Marco Mastracci che poi si occupò anche della tomba di Franco Califano al cimitero di Ardea accanto a quella di suo fratello e suo nipote. Il costo fu di 25 mila euro. In quel contesto si diffusero notizie mai confermate riguardo i debiti accumulati dal Califfo nel corso degli anni, compresa la presenza di pignoramenti. Gli unici proventi di cui si ha traccia ricostruendo le interviste in cui ne ha parlato in maniera specifica lo stesso cantante di Tutto il resto è noia è la somma di 20mila euro l’anno. Questa cifra corrisponde, a suo dire, a quella dei diritti d’autore (ci riferiamo ai diritti SIAE per la ritrasmissione delle canzoni scritte da Franco Califano). Riguardo a questa eredità, sempre subito dopo la morte del Poeta, il suo avvocato Mastracci fece sapere che la figlia l’accettò con beneficio di inventario. Questa formula giuridica sta a significare in parole semplici che avrebbe intascato ciò che le spettava per diritto ereditario solo se non ci fossero stati debiti da onorare. Il Tempo specifica che Franco Califano è morto senza debiti perché aveva alle spalle una società TAC (nome che deriva dal titolo di una sua canzone) che gestiva i suoi beni e i conti non risultavano in rosso, sempre secondo la testata giornalistica.

Fece scalpore anche una richiesta fatta dal Califfo, due anni prima della sua morte, un sussidio dello Stato che faceva riferimento alla Legge Bacchelli introdotta dal Governo Craxi e che prevede un vitalizio non superiore a 24 mila euro all’anno. Un annuncio mediatico che però non trovò mai richiesta ufficiale. Era il 2011, il cantautore di Un Tempo Piccolo cade dalle scale, si rompe tre vertebre e questo infortunio gli rende impossibile poter partecipare ad eventi e fare concerti per poter guadagnare da vivere. Questo evento gli scatenò anche la depressione. Franco Califano si definì in miseria e voleva percepire il reddito per artisti per chi si è distinto nel mondo dello spettacolo e della cultura senza avere più la possibilità di mantenersi con la propria arte. L’appello lo fece addirittura al TG1 ma poi non concretizzò questa richiesta. In interviste successive spiegò che preso dallo sconforto ascoltò il consiglio di alcuni amici pensando che la famosa Legge Bacchelli fosse una sorte di onorificenza. Quando fu contestato al Califfo di avere ad Acilia una villa lussuosa con quattro domestici e una Jaguar, spiegò che non era di sua proprietà ma in affitto e che probabilmente se non avesse continuato a lavorare con la serate, sua principale fonte di guadagno, non avrebbe avuto più la possibilità di viverci.

Franco Califano e la beneficenza

Leo Gassmann
Leo Gassmann interpreta Franco Califano nella fiction dedicata al cantautore (Image Photo Agency)

Franco Califano confessò anche di essere povero, se si vuole utilizzare questo aggettivo rispetto ad un patrimonio che si poteva immaginare avesse, perché aveva sperperato denaro nel corso della sua vita. Ci furono però delle persone che gli gestivano i beni che si approfittarono della sua buona fede. Non è voluto entrare nei dettagli ma ha anche rivelato che aveva fatto molta beneficenza ma non ha mai spiegato a chi e come per una questione di dignità. A testimonianza di quanto confessato dall’artista, c’è un’adozione revocata a suo nome. Franco Califano voleva prendersi cura di un ragazzo a cui si era affezionato ma poi scoprì che si trattava di una truffa.