Alda Merini è stata davvero rinchiusa in manicomio e per questo le sono state tolte le figlie. La verità non raccontata nella fiction con Laura Morante
Alda Merini ha vissuto gran parte della sua vita a Milano, salvo poi trasferirsi a Taranto in tarda età con il suo secondo marito Michele Pierri. Delle poesie del genio di “Tra le tue braccia” i social e i siti specializzati sono piene zeppe di citazioni ad affetto, si fa però fatica ancora oggi a parlare della sua lunga degenza in quelle che vengono definite cliniche psichiatriche. Alda Merini stessa ha parlato delle barbarie della sua vita in manicomio nell’autobiografia “L’altra verità. Diario di una diversa”. È un peccato che la narrazione spinga di più sulla lotta all’emancipazione femminile, alle difficoltà avute dalla protagonista della fiction Rai Folle D’Amore, piuttosto che sui dettagli di quegli anni bui in psichiatria. Un marito despota che disponeva della moglie e madre delle sue quattro figlie a suo piacimento, la legge d’altronde lo permetteva, e una famiglia che la voleva ignorante tira dal punto di vista editoriale, Lenú dell’Amica Geniale docet. Gli orrori vissuti in clinica psichiatrica dalla penna de “La pazza della porta accanto” probabilmente sono un po’ più pesanti da reggere. Nella vita reale Alda Merini aveva una malattia, diagnosticata quando aveva 16 anni, una particolare forma di esaurimento nervoso lo definisce lei, che attualmente corrisponderebbe ad un disturbo bipolare. La poetessa dei Navigli alternava gioia spropositata a depressione e attacchi nervosi. Fu però per decisione del primo marito Ettore Carniti che Alda Merini fu rinchiusa in manicomio a causa di una brutta sfuriata frutto di un periodo di down emotivo dopo la morte dell’amata madre, nonostante la donna fosse avara di sentimenti nei confronti della figlia. Appena la poetessa interpretata da Laura Morante in Folle D’Amore mise piede in una di quelle strutture, che attualmente non esistono più, capí subito il dramma che stava per vivere, d’altronde era dotata di una spiccata intelligenza e sensibilità tali da intuire subito cosa le stesse per accadere. Risulta che già a 16 anni la poetessa era stata ricoverata a Villa Turro a Milano. Probabilmente in quella clinica le fu solo diagnosticata la malattia di disturbo bipolare e non fu internata realmente. Il motivo di tale deduzione deriva da quanto scritto dall’intellettuale milanese in “L’altra verità. Diario di una diversa”.
Nella sua autobiografia Alda Merini scrive di essere entrata per la prima volta in manicomio nel 1965 e che prima di essere internata non aveva mai visto prima un ospedale di questo genere, nè ne conosceva l’esistenza. La verità della vincitrice del Premio Elsa Morante per “Alda e Io Favole” è forte: era stata rinchiusa in una clinica dei pazzi di nascosto. La penna di La vita facile impazzì a suo dire non appena mise piede in quel labirinto da cui era difficile uscire: non a caso, tra entrate e dimissioni, Alda Merini è stata rinchiusa in manicomio per dieci anni, al Paolo Pini di Milano per un periodo anche a Taranto. Dopo il successo del film Tv di Rai 1 Folle D’Amore con Laura Morante si auspica uno spin off della sua vita da internata, di cui scrive anche nella raccolta di poesie Terra Santa (un esempio è Vicino al Giordano). Alda Merini a causa della sua malattia mentale è stata sottoposta 46 volte alla pratica dell’elettroshock. Una vera e propria tortura: prima c’era la logorante attesa nell’anticamera, venivano somministrati curaro e morfina, infine arrivava quell’orribile “fattura”. A rendere ancora più dolorosa la vita della poetessa il dramma di madre orfana delle sue piccole. Ad Alda Merini sono state tolte le quattro figlie Emanuela, Flavia, Barbara e Simona, avute con il primo marito Ettore Carniti, che oggi non si sa che cosa fanno salvo la pubblicazione di un libro da parte della primogenita.
Alda Merini perché in manicomio: la malattia mentale
Per comprendere appieno perché Alda Merini è stata rinchiusa in manicomio bisogna immergersi in un’ambientazione storica del primo Novecento imbevuta di patriarcato e pregiudizi. La poetessa è stata internata perché il marito l’ha voluto, probabilmente senza neanche rendersi conto delle conseguenze. Il motivo era quella che all’epoca era ritenuta una malattia mentale grave: il disturbo bipolare di cui soffriva Alda Merini è stato sdoganato solo di recente. Si tratta di un’alterazione innaturale dell’umore che oscilla da profonda tristezza a eccessiva energia (depressione e mania). Ovviamente ci sono vari stadi di questo problema e quindi diversi problemi di salute. Va detto che la causa della morte di Alda Merini è un tumore alle ossa, non il bipolarismo.