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Due banditi del Vecchio West, in fuga dalla legge, si nascondono tra le montagne, dove scoprono e profanano un cimitero indiano. Solo uno dei due riuscirà a sopravvivere al successivo attacco dei nativi, per fuggire verso la più vicina città, ma i guai sono appena iniziati. È questo l’incipit di Bone Tomahawk, uno strano western del 2015 che rappresenta l’esordio alla regia di S. Craig Zahler, autore di romanzi di genere e musicista nella band heavy metal Realmbuilder. Se vi piacciono i film spiazzanti e che mescolano generi diversi, questa pellicola con Kurt Russell protagonista nei panni dello sceriffo Franklin Hunt è proprio ciò che fa al caso vostro. Nonostante l’ambientazione puramente western, infatti, Bone Tomahawk si rivela presto un vero e proprio film horror. Hunt e un piccolo gruppo di coraggiosi decideranno di addentrarsi nelle terre selvagge per salvare alcuni loro cari rapiti dagli indiani, che fanno parte di una tribù dimenticata e isolata che vive di cannibalismo e incesto. Zahler voleva inizialmente realizzare un film dal suo romanzo Wraiths of a Broken Land, ma questo avrebbe richiesto un budget troppo altro, e così ripiegò su una storia del tutto nuova. E ovviamente inventata: Bone Tomahawk non è tratto da una storia vera, ma puramente di fantasia. Il riferimento principale della sceneggiatura è il romanzo di avventura di H. Rider Haggard Le miniere di Re Salomone (1885), ma si fonda anche su molti luoghi comuni e stereotipi negativi sui cosiddetti “popoli selvaggi”, termine con cui generalmente i colonizzatori bianchi definivano le popolazioni native delle terre che conquistavano. Il cannibalismo e altre praticahe barbare e primitive erano tratti distintivi di queste popolazioni, ma generalmente si trattava di invenzioni dei bianchi per mostrificare e demonizzare i nativi.

Bone Tomahawk le offese agli indiani d’America

Proprio per questo motivo Bone Tomahawk ha sollevato non poche polemiche alla sua uscita, visto il modo in cui dipinge gli indiani d’America. Ovviamente Bone Tomahawk non è una storia vera, non risulta infatti che sia mai esista una tribù come i trogloditi del film, ovvero una che fosse dedita al cannibalismo o all’incesto. Il fatto che questa parte della storia sia del tutto inventata è stato visto come un atteggiamento razzista su una comunità da sempre demonizzata negli Stati Uniti, e ancora oggi pesantemente marginalizzata e discriminata in tutto il paese. Davanti all’insensata violenza dei nativi, si pone invece la chiara umanità dei protagonisti, gli uomini civilizzati, secondo un modello narrativo tipico delle storie d’avventura di epoca colonialista. La realtà dei conflitti tra nativi e bianchi in America nell’epoca del West è però ben diversa, e spesso alcuni dei massacri più brutali e insensati furono commessi proprio dai bianchi sugli indiani, come ad esempio il massacro di Wounded Knee nel 1890.

Valerio Moggia

Nato a Novara nel 1989, è il curatore del blog Pallonate in Faccia, ha scritto per Vice Italia e Rivista Undici, e collabora con la rivista digitale Linea Mediana.