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Eccoci qui, pronti a riepilogarvi la bella chiacchierata ascoltata al podcast Tintoria con il regista Paolo Sorrentino! Con il suo nuovo film, Parthenope, il Premio Oscar si sta concedendo diverse interviste, svelando qualche dettaglio curioso e, in parte, smontando miti e leggende. Al podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone ha raccontato i suoi primi passi nel mondo del cinema svelando un esilarante retroscena sul suo ruolo in Un Posto al Sole.

Prima di diventare il maestro che conosciamo, Paolo Sorrentino era semplicemente uno dei tanti aspiranti sceneggiatori, alle prese con le prime sfide professionali. Non tutti sanno, infatti, che ha iniziato la sua carriera scrivendo per la televisione. E qui arriva la domanda che molti fan si sono sempre fatti: Sorrentino ha davvero scritto puntate di Un Posto al Sole?

Paolo Sorrentino ha scritto per Un Posto al Sole

Durante l’intervista a Tintoria, Paolo Sorrentino ha chiarito finalmente la faccenda. Niente Un Posto al Sole per lui ufficialmente, ma comunque un legame particolare con la soap più famosa d’Italia. Ha raccontato di aver iniziato a scrivere per La Squadra, una serie poliziesca andata in onda su Raitre dal 2000 al 2007. Ma, udite udite, nonostante non abbia mai scritto direttamente per Un Posto al Sole, il premio Oscar con La Grande Bellezza ha aiutato diversi colleghi sceneggiatori a entrare nel team della soap partenopea. Come? Beh, scrivendo qualche puntata di prova per loro! Sorrentino ha scherzato: “Era facilissimo, dovevi sempre chiudere il piano di ascolto dell’attore con un aggettivo.” Come dire, le strade della sceneggiatura sono infinite e a volte basta davvero una piccola “dritta”.

Il racconto ha ricordato a tanti come gli sceneggiatori di Boris scrivevano per Occhi del Cuore, facendo uso spesso dell’aggettivo “basito” a tal punto da memorizzarlo con il tasto F4. E proprio in Boris, Paolo Sorrentino ha interpretato un cameo diventato cult.

Da sceneggiatore a regista acclamato

Una volta superata la fase televisiva, Paolo Sorrentino si è lanciato nel mondo del cinema, puntando subito in alto. Il suo primo lungometraggio, L’uomo in più, è stato una sorta di manifesto del suo stile: profondo, con una spruzzata di ironia e tanta attenzione ai personaggi, spesso tormentati e alla ricerca di un’identità. Da lì, il successo non ha tardato ad arrivare, fino a consacrarlo a livello internazionale con Il Divo, il film che ha raccontato la storia del controverso Giulio Andreotti.

Il Divo è stato davvero un “battesimo di fuoco” a Cannes, dove è stato accolto con entusiasmo e un po’ di quella sana tensione da debutto. A Tintoria ha raccontato di aver incontrato anche Giulio Andreotti e di aver catturato un dettaglio che ha poi riproposto nel film “Dedussi che ci fosse una vaga forma di avarizia, e ho messo una scena dove lui spegne tutte le luci di casa“. Inoltre ha rivelato che lo stesso Andreotti ha visto il film e pare che negli ultimi giorni di vita avesse chiesto ad una carissima amica se fosse realmente come descritto nella pellicola.

Il trionfo dell’Oscar con La Grande Bellezza

E poi, eccoci al vero e proprio colpo di scena: il 2014, l’anno in cui Sorrentino conquista l’Oscar per La Grande Bellezza. Con Jep Gambardella (interpretato da un magistrale Toni Servillo), Paolo Sorrentino ha saputo raccontare Roma come mai nessuno aveva fatto prima, con un mix di malinconia, surrealismo e una dose massiccia di quella bellezza sfuggente che tanto affascina e tormenta il protagonista. Sorrentino stesso ha raccontato che l’idea del film nasceva da un’osservazione della vita, quella ricerca costante della bellezza e del senso, in una società sempre più confusa e disincantata.

Quando è stato chiamato a ritirare l’Oscar, l’emozione era alle stelle, ma Paolo Sorrentino è riuscito a mantenere la sua classica ironia, dedicando il premio ai suoi “mentori”: Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Maradona (!) e i Talking Heads. Un mix, a dir poco, inusuale ma perfettamente “sorrentiniano”.

Da Youth a The New Pope

Dopo La Grande Bellezza, la carriera di Sorrentino ha continuato a salire, esplorando nuovi territori e affrontando sfide sempre più complesse. Con Youth, il regista ha voluto raccontare il passare del tempo e la saggezza che si acquisisce (o forse si perde?) con gli anni, portando sul grande schermo due giganti come Michael Caine e Harvey Keitel. Il film è una riflessione delicata e malinconica, ma come sempre con quel pizzico di umorismo che rende tutto più… Sorrentiniano.

Non dimentichiamoci, poi, del successo in TV con The Young Pope e The New Pope, dove Paolo ha “osato” raccontare un Papa moderno e irriverente, interpretato da Jude Law. La serie ha fatto discutere e ha conquistato una platea internazionale, portando un po’ del genio italiano nei salotti di tutto il mondo.

Parthenope: il ritorno alle origini

E ora eccoci all’ultima fatica del regista, Parthenope, un film che si preannuncia come un omaggio alla sua Napoli, città che ha sempre amato e celebrato nei suoi lavori. Con questa nuova opera, Sorrentino sembra voler chiudere il cerchio e tornare alle sue radici. La trama è ancora top secret, ma dalle interviste emerge un sincero entusiasmo e un profondo legame con la città. Chissà quali altre sorprese avrà in serbo per noi!