Se negli anni ’90 le accuse di monopolio televisivo erano rivolte a Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset, oggi simili considerazioni vengono mosse a Giorgia Meloni. A sollevare la questione è Dagospia. La Premier, pur non possedendo reti televisive, domina il tempo di parola nei telegiornali nazionali. Un fenomeno che ha portato all’uso del termine “TeleMeloni“, per indicare la presunta trasformazione della Rai in un servizio agli interessi del Governo.
La Premier ha respinto queste accuse con ironia, ribattezzando i suoi “Appunti di Giorgia” in “TeleMeloni”, affermando che “l’unica TeleMeloni che esista è questa. Tutto il resto sono fake news di una sinistra che, essendo impegnata ad occupare la televisione, pensa che gli altri siano come lei”.
I numeri che fanno discutere
I dati Agcom sollevati da Dagospia raccontano che da gennaio a novembre 2024, la Premier ha totalizzato quasi 15 ore di tempo di parola nei TG, doppiando e in alcuni casi quadruplicando la presenza degli altri leader politici. Il Presidente Mattarella ottiene la metà del tempo, Elly Schlein ancora meno, mentre Giuseppe Conte si ferma a 4 ore.
Ancora più marginale lo spazio concesso a Bonelli, Calenda e Renzi, circa 40 minuti ciascuno, mentre Fratoianni viene quasi ignorato con soli 17 minuti in nove mesi. Solo Antonio Tajani, con 8 ore di presenza, si avvicina alla visibilità della Premier.
Il sistema televisivo
Particolarmente significativo è il comportamento del TG5, dove Meloni accumula oltre 4 ore di tempo di parola, una quantità elevata se confrontata con l’ora scarsa concessa a Mattarella o Schlein. SkyTG24 mostra uno sbilanciamento ancora più marcato, con la Premier che ottiene un tempo di parola triplo rispetto a Schlein.
La situazione si estende anche ai talk show, dove il vantaggio viene ulteriormente amplificato. Nel 2023 l’esposizione mediatica della Meloni è stata ancora più marcata, superando persino quella di Conte durante il lockdown e avvicinandosi al record di Renzi del 2015.
La comunicazione di livello
La peculiarità della situazione sta nel fatto che, mentre Berlusconi era proprietario delle reti Mediaset, Meloni beneficia di una copertura favorevole sia sulle reti pubbliche che private senza possederne alcuna. Analizzando i dati vanno però sottilineati diversi aspetti.
Il primo è che Giorgia Meloni è Premier perchè è stata votata, la sua nomina non è frutto di un Governo Tecnico e questo è un dato rilevante sull’interesse del pubblico nel volerla ascoltare. La leader di Fratelli D’Italia ha il ruolo istituzionale più rilevante va da sé che ottenga una diversa esposizione mediatica. Ad esempio sempre nei Tg Meloni quasi eguaglia Draghi degli stessi mesi del 2021 e che una buona metà del vantaggio Meloni la riceve in omaggio dal Tg5, proprio come si analizzava di Berlusconi.
Anni fa Beppe Grillo, quando il Movimento 5 Stelle era agli albori e già attirava consensi, accusava Renzi della stessa sovraesposizione mediatica. I Pentastellati non sono rimasti però a guardare, anzi, hanno costruito una solida comunicazione social, tra i punti di forza del partito ancora oggi a distanza di anni.
L’evoluzione del sistema mediatico
Nonostante i cambiamenti nel panorama della comunicazione, con l’avvento dei social media e delle piattaforme digitali, la televisione mantiene un ruolo centrale nell’informazione politica italiana? Un ruolo che, secondo molti osservatori, richiede maggiori garanzie di pluralismo e equità nella distribuzione degli spazi.
La questione “TeleMeloni” si inserisce in un dibattito più ampio sulla necessità di una riforma complessiva del sistema televisivo italiano, che possa garantire una reale pluralità di voci e prospettive in ogni settore, non di certo solo la politica.