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Un episodio di circa dieci anni fa, recentemente tornato alla ribalta, ha riacceso l’attenzione sul curriculum di Daniela Santanchè, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Al centro della vicenda, una presunta incongruenza tra quanto riportato nel suo curriculum ufficiale e i dati disponibili presso l’Università Bocconi di Milano. L’argomento ha fatto discutere a lungo e, in questi giorni, è stato riportato alla luce.

La questione del master: i fatti

Secondo quanto riportato dal settimanale Oggi, nel curriculum ufficiale della Santanchè era indicato: “Laureata in Scienze politiche, consegue un master alla SDA Bocconi”. Tuttavia, l’ateneo milanese ha dichiarato di non avere traccia di Daniela Santanchè tra gli ex studenti dei propri master o MBA. La stessa Bocconi ha specificato che, sebbene il nome della sottosegretaria non risultasse nei database relativi ai programmi master, non era possibile escludere che avesse frequentato un corso breve o di altra natura.

La vicenda si è ulteriormente complicata quando Santanchè ha replicato, dichiarando di aver frequentato un corso di specializzazione in diritto d’impresa presso la SDA Bocconi, della durata di 12 mesi, diretto dal professor Carlo Brugnoli. La sottosegretaria ha definito la polemica come una “strumentalizzazione” e ha sottolineato che in inglese il termine master viene utilizzato anche per indicare corsi di specializzazione post-laurea.

Le dichiarazioni della Santanchè

Daniela Santanchè, all’epoca, aveva spiegato che l’attestato rilasciato dalla SDA Bocconi confermava la frequentazione del corso annuale. La stessa ha dichiarato: “Ho conseguito un corso di specializzazione in diritto d’impresa della durata di 12 mesi, organizzato dall’Istituto del diritto presso la SDA Bocconi”. Ha inoltre aggiunto che l’equivoco nasceva da una traduzione terminologica: “Basta sapere un minimo di inglese per capire che master significa corso di specializzazione post-laurea”.

Santanchè ha definito il corso come uno dei più impegnativi e ha ribadito di aver conservato l’attestato, assicurando che sarebbe stato pubblicato online per chiarire ogni dubbio. Ha inoltre criticato il settimanale Oggi, accusandolo di aver sollevato una questione priva di fondamento e inopportuna rispetto ai problemi più urgenti dell’epoca.

La risposta dell’Università Bocconi

La SDA Bocconi, da parte sua, ha confermato che negli archivi non risultava alcuna registrazione della Santanchè nei programmi di master o MBA. Tuttavia, ha specificato che non era possibile verificare la frequentazione di corsi brevi o altri tipi di percorsi formativi, spesso non tracciati nei database ufficiali.

La vicenda ha suscitato un ampio dibattito sull’importanza di una corretta trasparenza nei curricula dei rappresentanti istituzionali e sulle implicazioni di possibili ambiguità terminologiche. Tuttavia, secondo molti osservatori, si trattava di una questione terminologica più che sostanziale, considerato che il corso frequentato dalla Santanchè aveva una durata annuale, paragonabile a quella di un master, anche se non ufficialmente classificato come tale.

L’episodio, pur risalente a circa un decennio fa, continua a essere un esempio emblematico delle polemiche che possono scaturire da incomprensioni o ambiguità nella comunicazione ufficiale. Il caso sottolinea l’importanza di una terminologia chiara e di una trasparente corrispondenza tra titoli dichiarati e attestati effettivamente conseguiti, soprattutto quando si tratta di figure pubbliche di alto profilo.