Alberto Sordi, una delle icone più amate del cinema italiano, aveva un sogno che non si è mai realizzato: interpretare Benito Mussolini sul grande schermo. Nonostante il suo talento e la capacità di incarnare personaggi profondamente legati alla cultura e alla storia italiana, l’idea di trasformarsi nel Duce incontrò ostacoli insormontabili, tra cui misteriose minacce provenienti dall’America del Sud. Una vicenda avvolta dal mistero, recentemente tornata alla ribalta grazie alle confidenze raccolte dalla giornalista Maria Antonietta Schiavina.
L’idea di un Mussolini inedito
Secondo quanto riportato in un libro pubblicato nel 2003, “Alberto Sordi. Storia di un commediante”, e in interviste successive, Sordi coltivò per anni il desiderio di rappresentare un Mussolini diverso. La sua visione non era legata alla politica, campo dal quale l’attore si è sempre tenuto a distanza, ma puntava a raccontare il lato umano e quotidiano del Duce. Sordi immaginava un Mussolini “pantofolaio”, immerso nella vita familiare e alle prese con le opinioni dei figli e della moglie. “Mi sarebbe piaciuto vederlo a tavola, ascoltare i commenti dei suoi cari su quello che diceva dal balcone al popolo”, raccontò Sordi.
Un’altra idea che aveva in mente era quella di rappresentare il Mussolini nei rapporti con Hitler, giocando sull’inadeguatezza linguistica del Duce. L’attore immaginava scene in cui Mussolini, fingendo di capire il tedesco, si limitava ad annuire e a stringere mani in interminabili gesti di circostanza.
Perché il progetto fu abbandonato?
Nonostante la sua determinazione, Sordi non riuscì mai a portare questa idea sul grande schermo. Una delle ragioni principali fu il rifiuto di Rodolfo Sonego, storico sceneggiatore e collaboratore dell’attore. Sonego, ex partigiano con un passato legato alla Resistenza, non si sentì a proprio agio nel lavorare a un progetto che potesse essere frainteso o alimentare polemiche su un personaggio controverso come Mussolini. La sua biografia, segnata dalla lotta contro il fascismo, rese impossibile accettare un simile incarico.
Tuttavia, non fu solo il rifiuto di Sonego a far naufragare il progetto. Sordi stesso rivelò di aver ricevuto centinaia di telegrammi dall’America del Sud, contenenti minacce esplicite che lo invitavano a rinunciare al ruolo. Sebbene non siano mai stati identificati i mittenti, si trattò di un elemento decisivo nel convincere l’attore a mettere da parte il suo sogno. “Quei telegrammi furono abbastanza convincenti”, dichiarò Sordi in una delle interviste raccolte dalla Schiavina.
L’eredità mancata
L’idea di un Mussolini interpretato da Sordi resta un’occasione mancata che avrebbe potuto offrire una prospettiva originale sul personaggio storico. Sordi immaginava un film meno caricaturale rispetto ad altre interpretazioni cinematografiche, come quella di Rod Steiger in Mussolini ultimo atto (1974) o di Mario Adorf in Il delitto Matteotti (1973). Il suo obiettivo era arricchire il personaggio con dettagli umani, esplorando il lato privato e le dinamiche familiari del Duce.
Nonostante il mancato progetto, Sordi si avvicinò comunque al tema del fascismo attraverso altri ruoli. In L’arte di arrangiarsi (1955), interpretò un personaggio che attraversa le principali ideologie del Novecento italiano, passando dal fascismo al comunismo con opportunismo. In I due nemici (1961), invece, vestì i panni del capitano De Blasi, un ufficiale fascista che si trova in un rapporto ambivalente con un maggiore britannico interpretato da David Niven.