Nessuno affiancherà Fabrizio Moro nella serata delle cover del Festival di Sanremo 2022. Il celebre cantante proporrà al pubblico Uomini soli, canzone che consegnò la vittoria ai Pooh sul palco dell’Ariston.
Riviviamo quello storico momento, con la celebre e longeva band italiana che ottenne un successo strepitoso in quella lontana edizione di Sanremo del 1990.
Uomini soli, significato
Uomini soli è senza dubbio una delle hit dei Pooh. Un brano conosciuto anche da chi non è fan, e soprattutto anche da chi è nato in una generazione ben successiva ai loro grandi successi. È un classico italiano, ormai, che ha fatto trionfare la band al Festival di Sanremo del 1990.
La versione del Festival venne modificata nel testo. Si richiese di sostituire Corriere della Sera con Giornale della Sera. Il testo è totalmente incentrato sull’universo maschile. Gli uomini che spesso si mostrano in grado di sollevare il mondo, ma che poi nascondono incredibili fragilità. Parlarne non è facile e queste sensazioni interne spingono spesso a ritrovarsi da soli, soprattutto se all’esterno c’è un mondo pronto a giudicare e attaccare.
Una canzone dall’enorme potenza, allora come oggi. Sono tante le fragilità alle quali i Pooh potervano far riferimento, ma viene quasi naturale pensare si parli soprattutto di omosessualità. Incredibile come ancora oggi sappia commuovere e far riflettere: “Ci sono uomini soli. Per la sete d’avventura, perché han studiato da prete o per vent’anni di galera. Per madri che non li hanno mai svezzati, per donne che li han rivoltati e persi. O solo perché sono dei diversi”.
Uomini soli, testo
Li incontri dove la gente
Viaggia e va a telefonare
Col dopobarba che sa di pioggia
E la ventiquattrore
Perduti nel Corriere della Sera
Nel va e vieni di una cameriera
Ma perché ogni giorno viene sera.
A volte un uomo è da solo
Perché ha in testa strani tarli
Perché ha paura del sesso
O per la smania di successo
Per scrivere il romanzo che ha di dentro
Perché la vita l’ha già messo al muro
O perché in mondo falso è un un uomo vero.
Dio delle città e dell’immensità
Se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi
Vediamo se si può imparare questa vita
E magari un po’ cambiarla prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può farci amare come siamo
Senza violentarci più con nevrosi e gelosie
Perché questa vita stende e chi è steso
Dorme o muore oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli
Per la sete d’avventura
Perché han studiato da prete
O per vent’anni di galera
Per madri che non li hanno mai svezzati
Per donne che li han rivoltati e persi
O solo perché sono dei diversi.
Dio delle città e dell’immensità
Se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi
Vediamo se si può imparare queste donne
E cambiare un po’ per loro e cambiarne un po’ per noi.
Ma Dio delle città e dell’immensità
Magari tu ci sei e problemi non ne hai
Ma quaggiù non siamo in cielo e se un uomo
Perde il filo è soltanto un uomo solo.
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