Scarface è uno degli svariati film cult diretti da Brian De Palma. Giunto al cinema nel 1983, è divenuto una pietra miliare del cinema moderno. Quello di Tony Montana è uno dei personaggi più rilevanti della filmografia di Al Pacino, che ha dato vita perfettamente al ruolo scritto da Oliver Stone, autore della sceneggiatura.
Chi è Tony Montana? Scarface si rifà a una storia vera? Scopriamo il celebre criminale che si cela dietro il protagonista del film di Brian De Palma. La fonte originale, per così dire, è decisamente più vicina al primo Scarface, ambientato a Chicago negli anni Trenta. Quello del 1983 che vede Tony Montana a Miami è infatti un remake.
Scarface storia vera
Tony Montana è ancora oggi uno dei personaggi più famosi della storia del cinema. Passano le generazioni ma le sue citazioni sono ancora ben note e impresse nella memoria. Una pellicola senza tempo, soprattutto grazie all’interpretazione magistrale di Al Pacino. L’attore si era totalmente calato nella parte di questo arrogante criminale pronto a tutto pur di dimostrare al chiunque d’essere in grado di ottenere qualunque cosa. Potere, armi, droga, donne. Il mondo ai suoi piedi.
Come detto, si tratta di un remake. L’originale è stato diretto da Howard Hawks, giunto al cinema nel 1932. In entrambi i casi Scarface ha una storia vera alle spalle, quella del leggendario Al Capone. Una figura inquietante, nata a Brooklyn nel 1899 e resa immortale dalla cronaca e dal cinema. Cresciuto in un mondo in cui cane mangia cane e soltanto il più forte sopravvive, ha fatto di tale condizione la propria filosofia di vita.
Passò dal frequentare alcune piccole bande a entrare a far parte di quella di Johnny Torrio, tra le più temute di New York. Ebbe modo di conoscere altri due futuri celebri criminali, Frankie Yale e Lucky Luciano. Il soprannome Scarface (sfregiato) lo ottenne al termine di una serata in un locale di Torrio. Vi lavorava come buttafuori e fu ferito durante una rissa da un colpo di rasoio. Ciò gli provocò la ben nota cicatrice sul volto. Ciò che gli mancava in centimetri, lo compensava in attitudine. Sempre pronto allo scontro, fino a generare una fama che segnò l’inizio della sua ascesa.
Scarface: la vera scalata al potere
Al Capone era ossessionato dal potere. Era l’unica cosa a contare realmente nella sua vita. Soldi, droga e violenza erano soltanto mezzi per raggiungere l’obiettivo finale. Comprese in fretta che una scalata a New York era impossibile senza scatenare una guerra. Si trasferì a Baltimora. Tornato per la morte del padre, chiese d’essere trasferito a Chicago. È qui che tutto è cambiato.
Fu costretto a riconoscere l’autorità di Joe Masseria, per poi puntare tutto sulla campagna elettorale del corrotto William Thompson. Fu il più attivo nel disseminare violenza pura nelle strade di Chicago ma alla fine ebbe la meglio l’onesto William Dever.
Al si trasferì dunque a Cicero, poco distante, dove creò una base per espandersi sempre più nella capitale dell’Illinois. Divenne il signore di Chicago nel 1926. Da questo momento in poi fu un bagno di sangue, tra poliziotti, testimoni, giudici e, ovviamente, altri criminali, uccisi brutalmente e senza scrupoli. Fatti così raccapriccianti da entrare nella leggenda della storia criminale globale, come il massacro di San Valentino.
Conquistare il potere e goderne nell’ombra non era però nel suo stile, così come per Tony Montana. Era eccessivo in tutto e si comportava come l’imperatore di Chicago. Nessuno poteva toccarlo e per questo non riteneva affatto necessario nascondere la propria natura. Il ben noto capo dell’FBI, J. Edgar Hoover, lo pose in cima alla propria lista. Braccato in ogni dove, fu costretto a trascorrere brevi periodi in carcere, per poi riuscire a scampare costantemente a una condanna in vari modi, spesso illegali. Venne però infine spedito in carcere per 11 anni per violazione sulla legge degli alcolici ed evasione fiscale. Dalla comoda prigione di Atlanta, dove poteva gestire i propri affari, ad Alcatraz. Qui fu impossibilitato a proseguire la propria attività. L’impero era ufficialmente crollato. Scontata metà della pena, uscì grazie alla buona condotta e alle proprie condizioni di salute. La sifilide provocò una sorta di demenza senile, che costrinse la moglie a farlo ricoverare in una clinica. È morto a Miami a soli 48 anni nel 1947.
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