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Il ponte delle spie è un film del 2015 diretto da Steven Spielberg. Una pellicola candidata a sei premi Oscar. Riuscì a vincerne però soltanto uno con Mark Rylance, trionfante come miglior attore non protagonista. Sapevate che alle spalle della pellicola vi è una storia vera?

Scopriamo quanto c’è di reale ne Il ponte delle spie. La sceneggiatura diretta da Steven Spielberg si poggia infatti su una storia vera ed ecco qual è. Potete leggerla di seguito.

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Il ponte delle spie storia vera

Per la realizzazione de Il ponte delle spie, Steven Spielberg è stato particolarmente attento ai dettagli, dal momento che la vicenda fa riferimento a una storia vera avvenuta durante la Guerra Fredda. Torniamo indietro fino al 10 febbraio 1962, quando si completò uno scambio tra agenti USA e agenti dell’URSS. Il tutto sul ponte di Glienicke.

Una vicenda complessa che ha inizio quando l’agente sovietico Rudol’f Abel manda dei messaggi nascosti all’interno di monete, cianfrusaglie di vario genere e bulloni. Gli Stati Uniti scoprono tutto ciò in maniera del tutto casuale. Nel 1953, infatti, un collaboratore di Abel spese una monetina contenente un codice cifrato. Questa finì nelle mani di un fattorino. Cadendo, sorprendentemente si spaccò in due, rivelando un messaggio al suo interno.

Abel spedì il ragazzo in URSS per punizione ma, disertando, divenne informatore per gli Stati Uniti. Ciò fece scattare l’arresto di Rudol’f Abel nel giugno 1957. Rapida la sua condanna a più di 30 anni di carcere. Non dovette però mai scontata del tutto, rientrando nello scambio di prigionieri del 1962 citato in precedenza.

Gli eventi che portarono a ciò ebbero inizio nel 1960, quando in Russia venne abbattuto un aereo spia U-2, nome in codice Lady Dragon. Il velivolo era in una no-fly zone e la notizia generò grande clamore. Un fatto del genere avrebbe potuto innescare eventi tali da spingere verso la guerra nucleare. A bordo del mezzo c’era Francis Gary Powers, poi processato ingiustamente in patria durante un tentativo di insabbiamento.

La storia di Abel si intreccia a questa quando Frederic Pryor, studente di Yale impegnato in un dottorato a Berlino, venne arrestato dai sovietici, che lo accusarono d’essere una spia. Su di lui vi era una condanna a morte pendente. Ecco, dunque, spuntare fuori James Donovan, avvocato che aveva già avuto un ruolo durante il Processo di Norimberga. Nel 1957 difese Abel, perdendo, per poi essere chiamato nel 1962 dalla CIA per negoziare il rilascio di Francis Gary Powers.

Una trattativa estenuante che portò alla liberazione anche di Pryor. Il tutto in cambio di Rudol’f Abel. Un uomo che ha fatto la storia, Donovan, avendo fatto in modo che lo studente venisse effettivamente liberato. In un clima teso come quello sul ponte di Glienicke, seppe mantenere il sangue freddo e in seguito giocò un ruolo fondamentale anche nella crisi della Baia dei Porci.

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