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Il successo di Green Book agli Oscar 2019, che lo hanno premiato come miglior film (oltre a concedere l’Academy Awards a Mahershala Ali come miglior attore non protagonista e premiare la miglior sceneggiatura originale), ha scatenato un gran numero di polemiche. La storia viene proposta dal punto di vista di Tony Lip, considerando il coinvolgimento di suo figlio Nick tra gli sceneggiatori. Per molti il film è stato interpretato come l’ennesimo racconto di un bianco che corre in soccorso di un nero (in questo caso perdonando in parte il suo razzismo). Non ha di certo aiutato che sia stata scelta questa rappresentazione dall’Academy, in un anno in cui in gara vi erano film come Black Panther e soprattutto BlacKkKlansman.

Una notte degli Oscar decisamente polemica, quella del 2019 che vide premiato Green Book. Il regista Spike Lee, ad esempio, ebbe un gesto di stizza al momento dell’annuncio, girando le spalle ai premiati sul palco. Riportiamo di seguito la tempesta scatenata fin dal lancio del film.

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Green Book, la polemica

Fin da subito Green Book è stato pubblicizzato come una storia vera, proponendosi di raccontare le vicende del tour del famoso pianista jazz Don Shirley nel 1962 nel sud degli Stati Uniti. A mettere in discussione la veridicità della pellicola è Maurice, fratello di Don Shirley. Nel corso di un’intervista accusa il film d’essere un insieme di bugie. Nega il fatto che Don considerasse Tony Vallelonga un amico. I due avrebbero avuto un rapporto di lavoro e null’altro.

Una dichiarazione contraddetta da una registrazione del pianista, che spiega come in una situazione dl genere dovesse esserci un rapporto amichevole, visto che la sua vita era nelle mani di Tony. Ottenne protezione e diede in cambio lezioni di inglese, come mostrato nel film (le lettere d’amore). Ebbero modo di conoscersi e crescere nel corso del lungo viaggio.

A far arrabbiare i suoi cari è principalmente la descrizione del rapporto con la famiglia. Viene presentato un Don Shirley attanagliato da un senso di estraneità al mondo afroamericano e a quello bianco. Tutto negato da Maurice e non solo. La verità è di certo nel mezzo e va da sé che la n-word pronunciata da Viggo Mortensen durante il tour promozionale non abbia aiutato l’accoglienza. Scuse immediate e parola inserita in un ampio discorso su come i tempi siano fortunatamente cambiati. Questione chiusa per Mahershala Ali ma non per parte del pubblico.

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