Se è possibile non aver visto Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek del 2001, è davvero improbabile non averne mai sentito parlare. Si tratta di un cult, che il celebre regista ora torna ad analizzare con una serie TV su Disney+. Scopriamo insieme le differenze tra l’uno e l’altro titolo.
Perché chi ha già visto e amato il film Le fate ignoranti dovrebbe guardare la serie TV di Ferzan Ozpetek in streaming dal 13 aprile su Disney+? La prima risposta è semplice, vi sono delle differenze e ora spiegheremo quali. La seconda, invece, si basa sul fatto che una serie offre a registi e sceneggiatori di talento come Ferzan Ozpetek la chance di analizzare in maniera più dettagliata i propri soggetti, offrendo un variegato ventaglio che supera per minutaggio e intensità quello di un film (se ben gestito).
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Le fate ignoranti differenze dal film
Come detto, la principale differenza tra il film Le fate ignoranti e la serie TV è rappresentata dal tempo. Non vi è la necessità per il regista di “correre”, di impacchettare il tutto nei limiti di tempistiche utili alla fruizione cinematografica. Può prendersela con maggior calma, dipanando un’analisi più complessa e dando maggiore spazio a personaggi altrimenti limitati sullo sfondo e un po’ bidimensionali.
Il film era inoltre raccontato dall’esclusivo punto di vista di Antonia. Lo spettatore aveva modo di scoprire questo nuovo mondo insieme a lei. Nella serie TV, e questo è un punto chiave, che si ricollega al discorso della migliore analisi, i punti di vista sono differenti. Ciò non vuol dire che tutti i personaggi di rilievo possano accedere a questo piano del racconto, ma di certo la prospettiva cambia radicalmente per lo spettatore. Il gruppo non subisce l’evoluzione di Antonia. Non ci si limita a questo. Tutti partono per un viaggio. Tutti vengono colpiti dalla morte di Massimo e si ritrovano a fare i conti con un nuovo equilibrio.
Un’altra differenza è stata spiegata dallo stesso Ferzan Ozpetek. Il regista ha raccontato d’essere molto provinciale nei suoi racconti. Se il film poteva consentirgli questo lusso, la serie TV no. Il motivo è semplice, ovvero la presenza nel catalogo di Disney+. C’era la necessità di rendere il tutto fruibile per tutto il mondo. La storia doveva essere di facile comprensione anche al di fuori dell’Italia.
Un discorso un po’ complesso, accettato o rifiutato a seconda dei registi. Pensiamo a È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, che non fa nulla per farsi comprendere all’estero. Un racconto reso provinciale da sfondo e personaggi, con l’unico protagonista a stringere tra le mani una storia universalmente valida. Ozpetek ha poi spiegato come nel 2001 vi fosse un desiderio di apertura e cambiare i propri punti di vista, sperimentando. Oggi, 20 anni dopo, siamo in un momento diverso, di ripiegamento in noi stessi. Prima il mondo delle Fate ignoranti era un invito alla diversità. Oggi, spiega, è una zattera che deve difendersi dai venti di restaurazione.
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