Antonio Capuano è uno dei grandi del cinema italiano. Scopriamo perché è considerato il maestro di Paolo Sorrentino.
Nell’apprezzatissimo È stata la mano di Dio il regista premio Oscar Paolo Sorrentino ha raccontato parte della propria vita. Nella sua pellicola più personale c’è spazio per un singolare omaggio al maestro Antonio Capuano.
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Chi è Antonio Capuano
Antonio Capuano è uno dei grandi nomi del cinema italiano. Ha da poco compiuto 82 anni e sarà premiato ai David di Donatello per la sua carriera. La gavetta è stata molto lunga e legata al mondo della televisione. Ha lavorato come scenografo, per poi riuscire a fare il proprio esordio nel mondo del cinema nel 1992. Il primo film realizzato è stato Vito e gli altri. Una pellicola premiata al Festival di Venezia, in grado di mostrare la difficile vita dei bambini di strada a Napoli.
Pianese Nunzio, 14 anni a maggio gli dona il meritato successo, per poi mettere in mostra tutto il proprio talento con Polvere di Napoli e Luna rossa. Ha vinto il premio dei critici ai David di Donatello nel 2006 con La guerra di Mario e il suo ultimo film è stato Il buco in testa, nel 2020.
Perché Antonio Capuano è il maestro di Paolo Sorrentino? Qual è il legame tra i due? Nel 1998 Paolo Sorrentino aveva 28 anni e lavorava come sceneggiatore Rai. Sogna una vita nel cinema e una delle sue sceneggiature, Drangoncelli di fuoco, arriva sulla scrivania di Antonio Capuano.
Il regista apprezza lo stile del giovane e lo invita a prendere parte alla scrittura di Polvere di Napoli. In È stata la mano di Dio si vede la giovane versione di Sorrentino parlare di tutto con il proprio maestro, ed è quello che accadeva nella realtà, almeno al tempo. Lunghe passeggiate parlando di donne, del Napoli, di Napoli e di loro stessi.
Antonio Capuano su Paolo Sorrentino
Intervistato dal Corriere della Sera, Antonio Capuano ha parlato del regista premio Oscar, sottolineando come il tempo li abbia divisi. Sono persone diverse, uno borghese e l’altro proletario, per usare le sue parole, c’è però una tenerezza che li lega, ha spiegato il regista di Polvere di Napoli. Un po’ stranito per la scelta di dipingerlo arrogante e un po’ volgare: “Lo difendo, è la sua visione. Forse mi vede così”. Un po’ di risentimento anche nei confronti dei David. Il premio speciale è per lui una toppa, anche se chiarisce di non avere intenzione di fare discorsi polemici.
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