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Aldo Moro affidò i propri ultimi pensieri a un’accorata lettera rivolta a sua moglie e ai suoi figli. Scopriamo le sue parole.

Aldo Moro venne sequestrato dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978. Un commando di cinque terroristi uccise la sua scorta nel giorno in cui il ben noto politico avrebbe dovuto votare, con altri, la nascita di un governo guidato da una maggioranza allargata grazie all’alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Aldo Moro venne sequestrato, dando inizio a un dramma lungo 55 giorni.

La lettera di Aldo Moro

Il 5 maggio 1978 venne recapitata alla moglie di Aldo Moro, Eleonora Crivelli, l’ultima lettera di suo marito. Ciò avvenne appena 4 giorni prima della sua morte. Le parole iniziali del politico mettono in chiaro fin da subito che si tratterà probabilmente dell’ultima volta che i due riusciranno a parlarsi in qualche modo. È giunto il momento decisivo, spiega lui.

Spazio per un duro attacco alla Democrazia Cristiana, il cui comportamento definisce assurdo e incredibile. In nessun caso si tentò di trattare con le Brigate Rosse e Moro sottolinea come sarebbero bastate 100 firme appena. Moltissimi amici non si sono mossi, scrive, forse perché ingannati.

Rivolge poi la propria attenzione alla famiglia, chiedendo alla moglie di fare in modo che il nucleo resti unito e di regalare ai suoi figli delle tenere carezze, dicendo loro che giungono dal padre. La lettera è un misto di dolcezza e rabbia. Parole dure anche nei confronti del Papa che, sottolinea, avrebbe fatto ben poco e forse sentirà il peso di tutto ciò in futuro, spiega.

Struggenti però i passaggi totalmente dedicati alla moglie, come questo: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto”.