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Christian De Sica è un maestro nella sua arte e il suo talento non va ignorato al fine di esaltare il padre Vittorio e sentirci più colti.

Si può parlare di Christian De Sica senza citare suo padre Vittorio? Sembra un compito alquanto arduo, considerando come in ogni intervista si tenda a scavare nel suo passato famigliare, a caccia di dettagli sconosciuti e mei rivelati sul lato privato del grande attore e regista del neorealismo italiano.

Se è vero che si tratta della maledizione dei figli d’arte, che di certo colpisce nel quotidiano suo figlio Brando, toccata quota 70 anni e con una carriera stellare alle spalle, davanti e dietro la macchina da presa, sarebbe forse il caso di smetterla.

C’è una parte di pubblico e critica che ancora accarezza il concetto, ribadendolo con precise tempistiche, secondo il quale Christian De Sica avrebbe sprecato il proprio talento. È un pensiero alquanto sfaccettato, che contiene prima di tutto un enorme complimento, ovvero l’ammissione di un chiaro talento. Si cela però in esso la presunzione di ritenere quale percorso di vita sarebbe stato più corretto. Ci si arroga una capacità divinatoria pari solo a quella sfoderata in maniera fasulla da quei genitori che si dicono delusi dal percorso dei propri figli, quando questi provano a far valere dei diritti decisionali sulla propria vita.

Christian De Sica ha sprecato il suo talento?

La risposta è no. Ripetere questo pensiero, ancora e ancora, vuol dire identificarlo unicamente come “figlio di Vittorio De Sica”. Un’offesa terrificante per chiunque. Essere “figlio di” può bastare quando si è dei bambini di pochi anni, alla ricerca di esperienze che possano forgiare il proprio carattere. Quando si hanno alle spalle 50 anni di carriera, invece, si pretende che il mondo guardi al percorso fatto e non a chi ci ha messi al mondo.

La maturità e la lungimiranza mostrati da De Sica sono sconosciuti a tanti in moltissimi ambiti lavorativi. Ognuno di noi ha degli amici o parenti che hanno scelto il percorso che sembrava loro più sicuro, poiché tracciato con cura da genitori e nonni. Riflettere su di sé e su cosa si voglia realmente non è un’opzione. È tutto deciso e ogni minimo dubbio è spazzato via dalla prospettiva economica.

Christian ha invece appreso il mestiere d’attore tra le mura domestiche, recitando nel Teatrino lampo con il fratello Manuel per intrattenere i celebri ospiti di casa De Sica. Basi da accademia del teatro in salotto. Una chance unica che ha saputo sfruttare, ragionando in seguito sulla propria personalità e su come mettere tutto ciò al servizio dello spettacolo. Il suo poteva essere un percorso già tracciato e invece ha scelto di non lasciar definire la sua vita dalla definizione “figlio di”.

Lo ha spiegato in maniera esaustiva nel corso di un’intervista al Corriere della Sera nel 2021: “Ho capito subito che non avrebbe funzionato, se avessi provato a fare l’autore come lui (suo padre Vittorio, ndr) e girato Ladri di biciclette 2. Io amavo il varietà, i balletti. Avessi preso l’altra strada, avrei fallito. Mio padre mi diceva ‘Cristianello, fai una cosa e prova per un anno. Se capisci che non diventi il numero uno, lasciare stare. Se no ti tocca mendicare, salire scale’. Oggi, dico io, alla mia età sarebbe tragico. Nel mio genere invece ce l’ho fatta”.

L’arte del cinepanettone

Christian De Sica sarà ricordato come “quello dei cinepanettoni”? Forse, da parte del pubblico, mentre altri continueranno a guardare il suo percorso in toto. Occorre precisare, però, come essere il re dei cinepanettoni sia tutt’altro che negativo. Scegliendo la sua strada, ha sperimentato al fianco di altri e portato al cinema qualcosa che non c’era. Si può discutere dell’evoluzione del genere, ma ciò che Vacanze di Natale ha fatto nel 1983 è innovazione per il nostro cinema, che si voglia ammetterlo o meno. Christian De Sica è un attore da esaltare per doti e coraggio. Non solo “ce l’ha fatta nel suo genere” ma ha tracciato un solco per un’intera generazione.

Qualora voleste conoscere un po’ meglio la lunga carriera di chi ha fatto dei cinepanettoni un’arte, ecco alcuni film che non possiamo non consigliare:

Conviene far bene l’amore, di Pasquale Festa Campanile (1975)

Bordella, di Pupi Avati (1976)

Borotalco, di Carlo Verdone (1982)

Sapore di mare, di Carlo Vanzina (1982)

Vacanze di Natale, di Carlo Vanzina (1983)

Mi faccia causa, di Steno (1984)

I pompieri, di Neri Parenti (1985)

Yuppies – I giovani di successo, di Carlo Vanzina (1986)

Grandi magazzini, di Castellano e Pipolo (1986)

Bellifreschi, di Enrico Oldoni (1987)

Monteccarlo Gran Casinò, di Carlo Vanzina (1987)

Compagni di scuola, di Carlo Verdone (1988)

Fratelli d’Italia, di Neri Parenti (1989)

Vacanze di Natale ’90, di Enrico Oldoni (1990)

Anni 90, di Enrico Oldoni (1992)

Uomini uomini uomini, di Christian De Sica (1995)

Vacanze di Natale ’95, di Neri Parenti (1995)

Simpatici & antipatici, di Christian De Sica (1998)

Il figlio più piccolo, di Pupi Avati (2010)

Comedians, di Gabriele Salvatores (2021)