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Qual è la storia vera di Cenerentola: la fiaba ha origine antiche, anche italiane ed ecco il segreto del suo nome

No, Cenerentola non è un’invenzione della Disney. Molti di voi lo sapevano già, anche se probabilmente non conoscono la storia vera. Altri, invece, hanno in mente unicamente il classico cartone animato e null’altro quando si cita questo nome, che ha una particolare origine, di cui però vi parleremo dopo. Iniziamo col dire che le versioni di questa fiaba sono tante e alcune molto antiche. Nel calderone troviamo anche un po’ d’Italia, che ha di fatto plasmato la versione più famosa, quella Disney, che ha però una fonte un po’ più recente, quella di Perracult, considerando come la storia dei fratelli Grimm sia eccessivamente sanguinolenta. Andiamo quindi indietro nel tempo, fino a ritrovarci nell’Antico Egitto. Un salto notevole, di ben 2600 anni, per una favola che ha come protagonista Rodopì, schiava destinata a diventare Regina. Per quanto il racconto sia romanzato, vi è una storia vera di Cenerentola alla base. Siamo infatti al tempo del Faraone Ahmose II, che sposò realmente una donna di origini non nobiliari, il cui nome era effettivamente Rodopì. Una vicenda dalla risonanza tale da ispirare una fiaba dalla chiara morale: il sacrificio porta alla felicità.

Scoperte le origini, analizziamo le varie versioni della favola di Cenerentola, a partire dall’Italia. Giambattista Basile consegna alle stampe nel 1634 La Gatta Cenerentola. Ci rendiamo conto subito di come la distanza tra questa storia e quella della Disney sia enorme. Non mancano dei punti in comune, di certo, ma la vena dark è onnipresente. Basti pensare al fatto che la matrigna, diabolica come ben sappiamo, riesca a soggiogare a tal punto la giovane Cenerentola da spingerla a commettere un omicidio. La ragazza si macchia le mani del sangue della seconda moglie del padre. La crudele donna è dunque la terza moglie del doppiamente vedovo, che ben presto si dimentica di sua figlia, totalmente sotto scacco. Il nome della protagonista è in questo caso Zezolla, che subisce le angherie non solo della matrigna ma anche delle sue figlie, che in questa storia sono ben sei. L’unica via di fuga per la ragazza le è fornita dalle fate, che riescono a salvarla dall’incubo in cui è piombata. Anche in questa versione vi è spazio per la scena della scarpetta, che nella mente di Basile venne persa sulla scalinata del Palazzo Reale di Napoli, che gli fu fonte d’ispirazione.

Cambiamo continente e voliamo in Cina, dove la differente cultura aggiunge un elemento molto interessante alla storia di Cenerentola. Tutto ha inizio con la bigamia del padre della protagonista, Yeh-Shen. La madre della giovane muore e l’unica figura femminile autoritaria è l’altra moglie del padre. Ben presto diventa chiaro come la vita di Yeh-Shen sia fatto di lacrime e solitudine. Il suo unico amico è un pesce, che però la matrigna decide di uccidere, servendolo in tavola per cena. Un gesto sconsiderato, che mette in moto la componente magica della favola. Le ossa del pesce, infatti, si trasformano nell’aiutante salvifico della giovane. Immancabile la scarpetta, che risulta essere eccessivamente piccola per essere calzata da un’altra donna, se non da lei (un riferimento alla pratica di fasciare i piedi delle giovani ragazze di buona famiglia, così da renderli più piccoli in apparenza, deformandoli col passare del tempo).

Ci avviciniamo enormemente, poi, allo standard disneyiano del 1950 grazie alla Cenerentola di Perrault. L’autore sceglie di lasciarsi alle spalle tutti gli elementi più cruenti e oscuri, offrendo di fatto la storia che tutti i bambini conoscono ancora oggi. Le uccisioni avrebbero di certo poco allietato la corte del Re, e così ecco una fiaba delicata, che vede la protagonista penare e risorgere, aiutata da topi e lucertole fatate, trasformati dalla fata buona. L’ultimo salto temporale ci porta nel 1822, con la Cenerentola dei Fratelli Grimm. Le loro storie sono ben note per la violenza degli eventi narrati. Occorre dire come vi siano due versioni, quella originale e la rimaneggiata per essere ben accolta dal grande pubblico. Originariamente il padre non è morto ma sposato ancora con la matrigna. Di fatto ignora sua figlia, ostaggio delle sorellastre. Cenerentola non ha altro nella vita se non un albero di nocciolo, che coltiva con cura. Questo è la reincarnazione di sua madre, che magicamente vestirà la figlia per i tre giorni del ballo. Qui perde la scarpetta e i suoi aiutanti magici, dei colombi, svelano l’inganno delle sorellastre al principe. Pur di calzare la scarpetta, le due ragazze si erano tagliate rispettivamente dita e tallone. È il sangue a tradirle e, infine, verranno accecate dai colombi durante il matrimonio tra Cenerentola e il Principe.

Cenerentola perché si chiama così

Cenerentola non è il vero nome della giovane protagonista di molte di queste versioni della stessa fiaba. Abbiamo già citato il nome di Basile, così come quello della tradizione cinese. Spieghiamo, però, cosa vi sia alla base del nomignolo che le viene incollato addosso dalla matrigna e dalle sorellastre. Cenerentola deriva da cenere. Un nome atto a sbeffeggiare l’unica che in casa non fa altro che pulire in ogni dove, spesso incuneandosi nel camino per rimuovere la fuliggine, che inevitabilmente le cosparge viso e corpo. Viene da chiedersi, allora, le origini di Cinderella. Il discorso è lo stesso. Si gioca in questo caso con il termine cinder, che sta per brace. Vediamo, però, tutti quelli che sono i nomi che conosciamo. Abbiamo Rodopì nell’Antico Egitto. Un nome tramandato da Erodoto, mentre in Cina, nella versione di Duan Chengshi, vi è Yeh-Shen. Giambattista Basile l’ha chiamata Zezolla, mentre Perrault è inizialmente tentato da Culdicenere, per poi far prevalere Cenerentola. Si chiama Finetta nella storia di Aulnoy del 1697 e semplicemente Cenerentola per i Fratelli Grimm.