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Il Generale Dalla Chiesa è morto il 3 settembre 1982: le cause della strage di Via Carini

E’ straziante parlare della morte del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa che non è morto per cause naturali: è stato un omicidio. “Il nostro generale” è morto il 3 settembre 1982, vittima di quella che è nota come la strage di via Carini. Un giorno funesto per l’Italia, nel quale persero la vita anche l’agente di scorta Domenico Russo e la moglie di dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro. Il tutto è avvenuto a Palermo, dove il Generale dalla Chiesa aveva portato avanti una durissima lotta contro la mafia. Il padre di Rita dalla Chiesa era uscito da Villa Whitaker alle ore 21.00 del 3 settembre 1982. Lasciò la sede della prefettura a bordo di una Autobianchi A112 di colore beige, esposta nel museo storico di Voghera. Nei piani non vi era altro che una serata tranquilla in un ristorante di Mondello. Alla guida vi era Emanuela Setti Carraro, moglie di dalla Chiesa, seguita a breve distanza dall’Alfetta guidata da Domenico Russo, agente di scorta. Un viaggio di brevissima durata, dal momento che alle ore 21.15, in via Isidoro Carini, una motocicletta affiancò l’auto di scorta, colpendo gravemente Russo con un AK-47. A bordo del mezzo vi erano Giuseppe Lucchese, alla guida, e Giuseppe Greco, alle sue spalle, armato di fucile. Un attentato studiato nel dettaglio, dal momento che negli stessi frangenti una BMW 518 affiancò l’auto di dalla Chiesa e sua moglie. Al volante c’era Calogero Ganci, con al fianco Antonino Madonia. Anche in questo caso a far fuoco fu un AK-47, che con 30 proiettili non lasciò scampo ai due coniugi. Una seconda auto fu presente sulla scena, con a bordo Francesco Paolo Anzelmo e Giuseppe Giacomo Gambino. Questa seguì la macchina di dalla Chiesa, così da intervenire in caso di reazione da parte dell’agente di scorta. Dopo aver verificato la morte del Generale, auto e moto vennero date alle fiamme in un luogo distante e isolato. Dalla Chiesa e sua moglie morirono sul colpo, mentre Domenico Russo venne trasportato d’urgenza in ospedale, dove perse la vita 12 giorni dopo.

Trasferito da Palermo a Torino, al fine di far fronte alle azioni delle Brigate Rosse, il Generale dalla Chiesa fece ritorno in Sicilia in seguito all’omicidio del sindacalista e politico Pio La Torre. Il prestigio guadagnato sul campo alla guida del Nucleo Speciale Antiterrorismo, lo spinse a ricoprire il ruolo di prefetto di Palermo. La città era nelle mani della mafia, che negli anni precedenti aveva ucciso magistrati, investigatori e politici, da Boris Giuliano a Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dalla Chiesa lamentò il fatto di non aver ricevuto dal Governo i “poteri speciali” promessi per poter agire al meglio contro questa piaga, fronteggiando quella che è stata poi definita la seconda guerra di mafia, con i Corleonesi pronti a uccidere chiunque ostacolasse la loro presa del potere. È quindi dovuto a questo clima l’attentato del 1982? Inchieste successive gettano ombre su tutto questo, evidenziando una potenziale connessione politica, di cui si è dibattuto nel corso del processo a Giulio Andreotti per concorso esterno in associazione mafiosa. La morte del Generale dalla Chiesa poteva essere connessa al memoriale di Aldo Moro, redatto nel corso del suo sequestro. Possibile che il padre di Rita dalla Chiesa abbia avuto modo di visionare per intero gli scritti. Secondo Tommaso Buscetta, Andreotti avrebbe per questo giovato dalla morte del Generale, perché a conoscenza di dettagli ignoti e scomodi.

Il generale Dalla Chiesa chi era e il rapporto con Rita

Il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa è stato una figura cruciale della storia moderna d’Italia. Attivo negli anni più difficili della fine del Novecento per il nostro Paese, che hanno di fatto messo in pericolo la nostra Repubblica. Divenuto Generale, è stato inviato a Torino per combattere le Brigate Rosse, creando contro il volere dell’Arma un Nucleo Antiterrorismo che ha modificato il modo di approcciare a questo tipo di lotta. I risultati ottenuti lo hanno fatto tornare a Palermo, come prefetto. Si è ritrovato a combattere contro una mafia ammanigliata al mondo della politica, criticando aspramente il comportamento del Governo, reo d’aver fatto promesse mai mantenute. Ha avuto tre figli, dei quali la più famosa è senza dubbio Rita dalla Chiesa, ben nota conduttrice televisiva, nata nel 1947 durane la permanenza del padre in Campania, presso il Comando Compagnia di Casoria, in provincia di Napoli. In occasione dell’uscita della fiction Rai Il nostro generale, con Sergio Castellitto protagonista, Rita dalla Chiesa è tornata a parlare di suo padre e sua madre. Quest’ultima era Dora Fabbo, prima sposa del Generale nel 1946. L’uomo, vedovo, trovò poi nuovamente l’amore al fianco di Emanuela Setti Carraro. La conduttrice lo ha raccontato come un padre molto presente, innamoratissimo di sua moglie. I due si erano conosciuti quando lui aveva 18 anni e lei appena 15. Ha spiegato come a lei venissero raccontati tutti i grandi segreti. Era la cassaforte del Generale dalla Chiesa. Ogni dubbio e incertezza venivano riposti in lei, in grado di incamerare tutto, ha raccontato: “Papà sapeva di potersi fidare ciecamente”. Un legame tanto forte e mai reciso, quello con i genitori, al punto che nel parlarne, ancora oggi Rita dalla Chiesa non trattiene le lacrime. È però orgogliosa di loro e della lezione che l’indimenticato Generale ha saputo trasmettere.