Skip to main content

Chi era Don Vito Corleone nella vita reale: a chi è ispirato il boss de Il Padrino interpretato da Marlon Brando

Se Il Padrino è una storia vera, è uno delle curiosità che fin dall’uscita ha riguardato uno dei film più influenti della storia del cinema, realizzato con grande fatica da Francis Ford Coppola. La pellicola vanta una storia produttiva che meriterebbe da sola una trilogia (e in effetti le è stata dedicata una serie TV, The Offer). Se è vero che al centro della prima pellicola vi è già il vero protagonista, Michael Corleone, interpretato da un allora 32enne Al Pacino, la vera figura iconica è quella di Don Vito Corleone, che ha il volto di Marlon Brando. La storia della sua famiglia è ben narrata, nel dettaglio, nel romanzo omonimo di Mario Puzo, ormai un bestseller senza tempo, pubblicato nel 1969, che spiega anche come il vero cognome del padrino non fosse Corleone, bensì Andolini. Un errore all’arrivo negli Stati Uniti da povero immigrato ha portato la sua città d’origine a essere impressa per sempre al fianco del suo nome di battesimo. Una potenza nei suoi modi e nella sua voce senza pari, al punto da imporre subito la propria superiorità sugli altri semplicemente varcando una porta. Ciò rende davvero difficile pensare che una figura tanto cinematografica e letteraria possa avere una controparte nel mondo reale, ovvero che vi sia stato qualcuno al suo pari che non abbia recitato affatto quel ruolo, ma ne abbia fatto un modo d’essere: a chi è ispirato Don Vito Corleone? Non si tratta di un solo boss e come potrebbe, anche se uno si avvicina a lui più di altri.

Quello che Marlon Brando ha fatto, insieme con gli sceneggiatori e Francis Ford Coppola, è stato creare un ibrido di boss del passato come Frank Costello, Lucky Luciano, Meyer Lansky, Bugsy Siegel e Carlo Gambino. Il Padrino quindi non corrisponde ad una storia vera ma ha preso ispirazione da numerosi eventi. Carlo Gambini ha rappresentato una grande fonte d’ispirazione, nato a Palermo nel 1902, dunque siciliano come il personaggio del film, e morto quattro anni dopo l’uscita della pellicola al cinema. Celebre boss dell’omonima famiglia mafiosa, legata a Cosa nostra, nella veste americana dell’organizzazione criminale, e da tutti chiamato con rispetto Don Carlo. Più spietato di Don Vito, che si mostra sempre con un certo decoro e rispetto, verso gli amici e i potenziali nemici. Anche lui aveva un figlio di nome Michael, a dire il vero Michele, da tutti chiamato Mike, suo terzogenito come il famoso personaggio di Al Pacino. Come Don Vito è morto di vecchiaia e non in seguito a un attentato, ritiratosi in una tenuta proprio come il personaggio di Marlon Brando, chiudendo gli occhi per sempre mentre guardava gli Yankees in televisione, colpito da un attacco di cuore, come il vecchio Corleone.

Don Vito Corleone e Frank Costello

Nel corso della sua ascesa al potere, Carlo Gambino si è ritrovato schierato contro Frank Costello, che rappresentava il vecchio potere, pur essendo più grande di lui di appena una decina d’anni. Se abbiamo spiegato i punti di contatto con l’altro noto boss, a livello umano non si può dire altro che Don Vito Corleone e Frank Costello siano decisamente simili. Nato a Cassano allo Ionio nel 1891 e morto a New York nel 1973, un anno dopo l’uscita del film Il Padrino. Così come Don Vito Corleone, Frank Costello è sopravvissuto a un attentato alla sua vita, preferendo sempre un approccio cerebrale a quello violento, per quanto possibile. Sposato a lungo, era appassionato di giardinaggio, il che forse lo aiutava a tenere a bada i propri demoni, un po’ come vediamo fare al boss del film, ormai in pensione, che si gode la natura, i frutti del suo orto e suo nipote. La sua influenza era tale da incontrare giudici, politici influenti e non solo, al punto da essere soprannominato il Primo Ministro della Malavita. Per il mondo della politica la mafia era una fonte di guadagno e in questa gigantesca macchina criminale era coinvolta anche la polizia, soprattutto al tempo del proibizionismo, con gli agenti impegnati nel contrabbando.

Frank Costello intuì il potenziale infinito nella costruzione di questa macchina ben oliata dalle mazzette, provando a non imporre il terrore ma rendendo tutti felici, a suo modo, seppur nella totale illegalità e, all’occorrenza, nel sangue. Quello che lo distingueva dagli altri “colleghi” era l’approccio cerebrale alla vita criminale. Non ha mai avuto manie di grandezza, il che lo ha tenuto al sicuro. La sua era una vita discreta, nonostante le infinite potenzialità economiche, sofisticato come un gentleman inglese, ricorrente investitore di Wall Street e appassionato di bagno turco. La corruzione gli ha permesso di non premere il grilletto tanto quanto altri ma, al tempo stesso, lo ha messo nel mirino di rivali criminali più giovani e irruenti, come Carlo Gambino appunto. Ai nomi già fatti, però, occorre aggiungerne un altro, quello di Joe Colombo. Nessun legame con Don Vito Corleone in termini di scrittura, ma di certo con Il Padrino. Fu a lui che la produzione dovette chiedere il permesso, di fatto, per poter realizzare un film sulla mafia. Sotto la sua ala c’era Frank Sinatra, fonte d’ispirazione per il personaggio di Johnny Fontane, che fece leva sui propri contatti mafiosi per impedire che quella figura fosse dipinta in maniera così chiaramente riconducibile a lui.