Vivere non è un gioco da ragazzi, canzone e testo di 18 anni di Ariete: cosa significa la colonna sonora della serie TV Rai
La canzone della serie TV Rai Vivere non è un gioco da ragazzi è 18 anni di Ariete. Un brano che calza a pennello con la trama di questa nuova produzione, che parte da una tragedia legata al dramma della droga e arriva a mettere a confronto figli e genitori. Il protagonista è Lele, che è a un passo dai 18 anni ed è un bravo ragazzo di Bologna. Vive tutti i giorni la realtà della periferia ma i suoi genitori hanno deciso di mandarlo a scuola in centro, insieme ai figli di papà. Una situazione aggravata dalla truffa subita da suo padre da parte di un ricco imprenditore. Riuscire a trovare il proprio posto in questo mondo è complesso e la droga gli apre una porta. La prova e poi la vende, fino a che il suo amico Mirco non perde la vita. I tormenti interiori, misti alle minacce dei pusher e il pericolo rappresentato da un losco poliziotto, diventano la quotidianità di Lele, che rapidamente si trasforma. La canzone di Vivere non è un gioco da ragazzi non è stata scritta appositamente per la serie TV Rai. Si tratta di 18 anni di Ariete, che l’ha pubblicata nel 2021. In realtà il testo del brano era già pronto da un po’, ha poi spiegato la cantante, che ha voluto rappresentare in qualche modo un’intera generazione, la sua ovviamente. Lo ha però fatto sfruttando delle tematiche ricorrenti, nelle quali in fondo tutti si sono riconosciuti prima o poi. Il significato di 18 anni si riassume sottolineando come, in fondo, sia totalmente normale sbagliare e anche bello, in certi casi. Ci si guarda indietro, si impara e si cresce (magari divertendosi nel mentre, ndr). Anche una storia d’amore può essere un errore, col senno di poi, giudicando il dolore di com’è finita, magari. Nel mentre, però, è stata un’esperienza che ci ha arricchiti: “A volte bisogna fregarsene, essere giovani e sentirsi invincibili”.
Canzone Vivere non è un gioco da ragazzi: testo 18 anni
Hai diciotto anni e non sai dove aggrapparti
Non sai con chi parlare, non sai di cosa farti
Che ci vogliamo fare (Che ci vogliamo fare)
Mi chiedi venerdì (Mi chiedi venerdì)
Ho 18 anni e non sono come gli altri
Non cerco un’università, ma cerco di calmarmi
E che ci posso fare (E che ci posso fare)
Forse vivrò così (Forse vivrò così)
Sognavo Amsterdam e le sigarette
I viaggi in strada con gli amici di sempre
Mai nessuno ha preso la patente
Ma nessuno ha più concluso niente
E se passassi di qua non mi dispiacerebbe
Ricordare la scuola e ricordare le feste
E se passassi di qua non mi dispiacerebbe
Farei finta che non sia successo niente
Liceo classico e poi Belle Arti
Scendi con i tuoi amici più grandi
Ma dei tuoi problemi non ne parli
Io ho fatto tanti sbagli
Tu invece hai diciotto anni e non sai relazionarti
Su feste nei locali ed alcolici coi calmanti
Che ci vogliamo fare (Che ci vogliamo fare)
Chiedo agli amici suoi (Amici suoi)
Ho diciotto anni e non sono come gli altri
Ma non sai quante volte c’hanno provato a cambiarmi
E che ci posso fare (E che ci posso fare)
Se non faccio per voi (Se non faccio per voi)
Ci rivedremo da grandi quando saremo stanchi, sì ci rivedremo
Ci rivedremo da grandi, da grandi, da grandi, se ci arriveremo
Ci rivedremo da grandi quando saremo stanchi, sì ci rivedremo
Ci rivedremo da grandi, da grandi, da grandi, se ci arriveremo
Ho diciotto anni e non sono come gli altri
Ma non sai quante volte c’hanno provato a cambiarmi
E che ci posso fare (E che ci posso fare)
Se non faccio per voi (Se non faccio per voi)
Ho diciotto anni e non sono come gli altri
Ma non sai quante volte c’anno provato a cambiarmi
E che ci posso fare (E che ci posso fare)
Se non faccio per voi (Se non faccio per voi)
Ho diciotto anni