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È morta Michela Murgia a 51 anni a causa di una malattia rivelata dalla stessa scrittrice: aveva un tumore al quarto stadio

Negli ultimi mesi Michela Murgia aveva deciso di rivelare la malattia come testimonial di una vita breve che ti resta che può essere vissuta al massimo. La scrittrice è morta oggi all’età di 51 anni proprio a causa di quel tumore, di cui parleremo in seguito, che non le ha dato scampo. In diverse interviste la firma dell’Espresso aveva raccontato come in realtà il cancro è stata un’occasione per poter tornare di nuovo a vivere, sembra un paradosso ma in realtà è così che lo ha definito anche per la prima volta al Corriere della Sera. Michela Murgia nel dicembre di 2 anni fa in piena seconda fase del lockdown scoprì di avere questa brutta malattia perché arrivò senza sapere il perché, praticamente quasi morta, in ospedale. Ricoverata in terapia intensiva, a sorpresa anche per il personale sanitario, è riuscita a reagire e il suo corpo ha risposto bene ai primi soccorsi e a diverse manovre per rimuovere l’acqua che aveva in polmoni. Quando hanno diagnosticato alla scrittrice il cancro, lei si è sentita felice perché aveva davanti a sé ancora del tempo, seppur breve, per poter fare tutto quello che desiderava prima della sua dipartita. Michela Murgia aveva un tumore ai reni e all’ultimo stadio che significa incurabile e senza possibilità di fare nemmeno chemioterapia. Inoltre questa brutta malattia aveva prodotto delle metastasi anche in altri organi come i polmoni, le ossa e il cervello. Ha vissuto oltre un anno da quella diagnosi dove è riuscita a scrivere gli articoli che si era prefissata, ha viaggiato, è stata il maggior tempo possibile con suo figlio Alessandro cresciuto in una relazione omogenitoriale ed ha espresso anche l’ultimo desiderio, recarsi in Corea del Sud per incontrare i suoi cantanti preferiti, i BTS. Questo sogno però non è riuscito a realizzarlo.

Michela Murgia biografia

Michela Murgia era di origini sarde, nata sotto il segno dei Gemelli il 3 giugno del 1972 si è spenta nella Capitale. Per quanto riguarda la sua vita privata si è aperta in un’intervista a Vanity Fair in cui ha raccontato dei genitori e di aver avuto un brutto rapporto con suo padre: lo ha definito violento, patriarcale e che non si è mai preso cura fino in fondo di lei e dei suoi fratelli e sorelle. A sostituire questa figura genitoriale all’epoca fu il marito di sua zia e si rese conto della differenza anche vedendo altri uomini all’opera come padri. Michela Murgia lasciò la Sardegna a 18 anni iniziando una nuova vita, si è laureata in teologia e ha iniziato a lavorare sia nel campo dell’insegnamento sia in altri settori. In particolare la sua esperienza nei call center l’ha spinta a scrivere il libro Il mondo deve sapere, opera prima che è stata poi tramutata in film dal regista Paolo Virzì con il titolo Tutta la vita davanti. Successivamente ha fondato un blog dal nome Il mio sinis e poi ha conquistato il Premio Campiello con Accabadora, romanzo del 2019. Due anni dopo ha iniziato a collaborare con L’Espresso con la rubrica L’antitaliana. Il suo ultimo libro, prima di morire, è Tre Ciotole.