Cosa è successo nella realtà del caso Claps e le differenze con la fiction di Raiuno con Rosa Diletta Rossi e Gianmarco Saurino
Negli anni Novanta tra i casi di cronaca più celebri di sicuro quello che ha visto la tragica morte di Elisa Claps è tra i più discussi. Un documentario sul Nove e una fiction su Raiuno sono i prodotti televisivi ispirati alla vera storia di Elisa Claps che in parte, con quanto di romanzato deve esserci per esigenze cinematografiche, raccontano nel dettaglio cosa è successo quel maledetto 12 settembre 1993 a Potenza. La giovane aveva 16 anni quando insieme ad un’amichetta Eliana De Cillis decise di recarsi in chiesa per trascorrere del tempo come faceva abitualmente. Era una domenica mattina e risulta agli atti che la giovane aveva un appuntamento con il 21enne Danilo Restivo che voleva darle un regalino, accusato poi del suo omicidio. Il serial killer non aveva negato di aver incontrato la giovane ma ha sempre affermato di non avere un appuntamento prefissato ma di averla incrociato per caso in parrocchia e di aver chiacchierato con lei 10 minuti al massimo dietro all’altare. Riguardo ad una ferita da arma da taglio che aveva sulla mano durante gli interrogatori, l’omicida si era sempre giustificato parlando di essersi ferito salendo delle scale che avevano un’impalcatura. L’autopsia confermò che la causa della morte di Elisa Claps fu un tentativo di violenza ed è stata uccisa con tredici colpi inferti da un’arma simile ad un piccolo coltello o taglierino tra le 11.30 e le 13.30 del 12 settembre 1993. Una prova schiacciante per determinare che chi ha ucciso Elisa Claps è stato Danilo Restivo fu il DNA del all’epoca 21enne su un maglioncino che la ragazza indossava quando è stata ammazzata, sue tracce di saliva. Sono due gli elementi che ancora fanno discutere sul caso Claps e per cui genitori e fratello della 16enne si battono ancora oggi, il cadavere di Elisa è stato ritrovato solo 17 anni dopo l’omicidio nel sottotetto della canonica della Basilica della Santissima Trinità a Potenza. Tra l’altro il ritrovamento è avvenuto dopo una telefonata anonima alle forze dell’Ordine. L’altro elemento è che Danilo Restivo è sempre risultato un soggetto molto ambiguo a tal punto da ritenerlo un serial killer e ha del clamoroso che sia stato incarcerato in Inghilterra. L’assassinio di Elisa Claps sta scontando la sua pena di 40 anni per aver ucciso la sarta e vicina di casa Eder Barnett a Bournemouth. L’omicidio è avvenuto il 12 dicembre 2002 con la stessa identica dinamica. Ad incastrarlo il suo “vizietto” di tagliare delle ciocche di capelli alle sue vittime che voleva violentare. Anche chi ha ucciso Elisa Claps, infatti, ha effettuato atto che sembra un marchio tipico dei serial killer. Restivo continua a proclamarsi innocente per entrambi gli omicidi.
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Caso Claps storia vera: la condanna di Restivo
La vera storia del caso Claps ha una domanda a cui non c’è ancora una risposta certa. Perché non si è cercato prima nel sottotetto della Basilica della Santissima Trinità a Potenza nonostante fosse scomparsa nella canonica. E soprattutto perché parte dei suoi resti sono stati trovati mummificati e non scheletrizzati del tutto? “L’hanno trovata nell’unico posto dove non l’abbiamo mai cercata” questa la risposta dell’ex investigatore che all’epoca si occupava del caso. Il motivo, sempre stando alle sue dichiarazioni, è perché seguirono depistaggi e soprattutto per rispetto del parroco della chiesa morto nel 2008. Solo pochi mesi fa i genitori di Elisa, Filomena e Gilda Claps, dichiararono a Chi l’ha visto che il parroco era a conoscenza che lì fosse stato occultato il corpo della loro bambina. Quel prete portava il nome di don Mimì Sabbia, morto nel 2008, che a detta della madre non l’ha mai voluta incontrare per parlare della scomparsa della figlia. Inoltre il parroco non ha mai voluto dare l’autorizzazione alle forze dell’Ordine per fare dei sopralluoghi in chiesa e in canonica. Inoltre sempre in questa puntata di Chi l’ha visto dello scorso settembre un testimone anonimo dichiarò di essere stato abusato da bambino proprio in quella chiesa. Sempre per quanto riguarda la vera storia del caso Claps, nel marzo 2010 l’Arcivescovo di Potenza Agostino Superbo dichiarò che la Chiesa sul caso ha sempre voluto tutta la verità lasciando intendere di non voler occultare nulla.