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Don Mimì Sabia è stato una delle figure centrali del caso della scomparsa di Elisa Claps: chi era il parrocco di Potenza, che ruolo ha avuto e come è morto?

Il caso di Elisa Claps è stato uno degli episodi di cronaca nera più controversi della storia italiana, e tutte le vicende che lo hanno riguardato sono oggetto anche di una serie tv di Rai Fiction, Per Elisa – Il caso Claps diretto da Marco Pontecorvo. Una figura centrale nelle indagini sulla scompagna e l’omicidio di Elisa Claps è stata quella di Don Mimì Sabia, il prete di Potenza che era parroco presso la chiesa della Santissima Trinità all’epoca dei fatti. Nella serie di Rai Fiction è interpretato dall’attore e scrittore lucano 70enne Antonio Petrocelli, che restituisce bene la figura di un personaggio controverso, oggetto di vari sospetti e accuse dovuti al suo ambiguo comportamento durante tutta la vicenda. Il vero nome di Don Mimì era Domenico Sabia, ed è uno dei due preti di questa storia, da non confondere con Don Marcello, sacerdote amico di Gildo Claps, il fratello maggiore di Elisa, nonché rappresentate dell’associazione Libera a Potenza. Don Mimì Sabia, come detto, era il parroco della chiesa in cui Elisa Claps fu uccisa nel 1993, e dove 17 anni dopo vennero ritrovati i suoi resti (anche se lui, all’epoca di quest’ultimo avvenimento, era ormai morto). Al momento del rinvenimento del cadavere, la famiglia Claps sostenne che in realtà il corpo della ragazza era già stato scoperto in precedenza ,a tenuto nascosto proprio per decisione del parroco, intenzionato a proteggere Danilo Restivo. Già all’epoca della scomparsa, Don Mimì si era opposto a un’ispezione della Chiesa da parte delle forze dell’ordine, che avrebbe potuto permettere di scoprire prima la morte di Elisa Claps.

Don Mimì Sabia è morto nel 2008 ultraottantenne, a causa della vecchiaia: non sono noti i motivi precisi del suo decesso. Il corpo di Elisa Claps venne rinvenuto nella chiesa della Santissima Trinità due anni dopo la morte del prete, e in seguito venne ritrovata nel suo appartamento anche una lettera destinata alla famiglia Claps ma mai spedita. Gli investigatori hanno appurato, attraverso indagini calligrafiche, che Don Mimì era l’autore della lettera, nella quale si cercava di persuadere la famiglia Claps che la loro figlia sedicenne fosse sparita volontariamente. Questo episodio ha chiaramente aumentato i forti sospetti di complicità del parroco nell’omicidio della ragazza. Anche per questo, la realizzazione di una targa dedicata a Don Mimì Sabia, apposta nella chiesa della Santissima Trinità la scorsa estate e in cui il prete è celebrato in quanto “illustre pedagogo” ha suscitato molte polemiche, soprattutto da parte della famiglia della ragazza uccisa da Danilo Restivo.

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Don Mimì Sabia e Danilo Restivo

Il rapporto tra Don Mimi Sabia e Danilo Restivo sono sempre stati controversi. Il 12 settembre 1993, Don Mimì Sabia non si trovava a Potenza, ma a Fiuggi per delle cure termali che aveva prenotato da tempo. Ma il 16 settembre dovette rientrare nel capoluogo lucano per presentarsi in Questura e fornire la sua testimonianza su quanto sapeva: in quell’occasione, il parroco disse di non conoscere Elisa Claps e nemmeno Danilo Restivo. Questa deposizione si rivelò anni dopo decisamente falsa: arrestato nel Regno Unito per l’omicidio della sua vicina di casa Heather Barnett, Restivo rivelò che da giovane aveva l’abitudine di tagliare ciocche di capelli alle ragazze da cui era ossessionato, e che proprio Don Mimì Sabia aveva cercato di aiutarlo a smettere, dopo aver ricevuto lamentele da parte dei fidanzati delle ragazze in questione e aver sentito lo stesso Restivo ammettere il suo problema in confessione. Il prete era inoltre in ottimi rapporti con il padre dell’assassino, che si era trasferito da anni a Potenza con la famiglia dalla Sicilia per assumere l’incarico di direttore della Biblioteca nazionale potentina. Emerse in seguito anche una fotografia in cui si vedeva Don Mimì alla festa per i 18 anni di Danilo Restivo, nel 1990. Voci incontrollate hanno addirittura pensato che l’omicida fosse in realtà figlio illegittimo del parroco, ovviamente infondate. Non è mai stata fatta un’accusa formale ai danni di Don Mimì Sabia e non è stato effettuato provvedimento da parte della Chiesa.