La quarta stagione de L’amica geniale 4: Storia della bambina perduta, l’ultimo capitolo della saga basata sui romanzi di Elena Ferrante, esplora le vite ormai adulte di Elena e Lila, ormai 40enni, sullo sfondo di un’Italia in piena trasformazione. Il racconto si svolge tra gli anni ‘70 e ‘80, un periodo segnato da forti tensioni politiche e sociali, tra cui spiccano gli anni di piombo, l’emergere del movimento femminista e la tragedia del rapimento e omicidio di Aldo Moro.
Gli anni ‘70, in cui si apre la narrazione della quarta stagione, sono conosciuti come gli anni di piombo, un periodo caratterizzato da violenze e scontri tra estremisti di sinistra e di destra, con una serie di attentati e omicidi che scuotono profondamente il Paese. Tra gli episodi più drammatici, il rapimento di Aldo Moro nel 1978 da parte delle Brigate Rosse segna un momento di crisi estrema per l’Italia. Moro, presidente della Democrazia Cristiana, fu sequestrato e, dopo 55 giorni di prigionia, trovato morto. L’evento ebbe un impatto emotivo e sociale enorme e influenzò profondamente la politica italiana, accentuando il clima di sfiducia verso le istituzioni.
In questo contesto, l’Italia è un Paese diviso tra il desiderio di progresso e la paura del cambiamento. Le tensioni sociali e politiche si riflettono nelle vite di Elena e Lila, che si trovano a vivere in un clima in cui il futuro è incerto e il pericolo sembra essere sempre dietro l’angolo. Nel quartiere di Napoli dove Lila risiede, le paure e le diffidenze verso le autorità si amplificano, generando un contesto in cui la violenza sembra un fatto ordinario.
Il movimento femminista e la lotta per i diritti
Un altro tema centrale della stagione è il movimento femminista, che negli anni ‘70 in Italia diventa una forza importante per il cambiamento sociale. Le donne iniziano a lottare apertamente per i propri diritti, chiedendo parità sul lavoro, autonomia personale e libertà di scelta. Questa spinta verso l’emancipazione si intreccia con la storia di Elena e Lila, due donne molto diverse ma entrambe determinate a trovare il proprio posto in un mondo dominato dagli uomini.
Elena, che vive ormai fuori dal rione ed è riuscita a farsi un nome come scrittrice, rappresenta in parte l’emancipazione femminile che il movimento cerca di raggiungere. Tuttavia, anche lei si trova a fare i conti con i limiti imposti dalla società e con il suo matrimonio, che spesso sembra più un vincolo che una fonte di supporto. Lila, al contrario, non abbandona il rione e affronta la vita con un approccio più diretto e conflittuale. Attraverso le loro vite, Ferrante rappresenta i diversi volti della femminilità e le varie modalità in cui le donne italiane hanno vissuto e affrontato la battaglia per i propri diritti.
Il contesto culturale e politico italiano negli anni ’80
Dagli anni ‘70 agli anni ‘80, l’Italia si trasforma rapidamente. L’attenzione si sposta verso un ideale di benessere economico e successo personale, dando vita a un decennio di edonismo e di crescita del consumismo. A Napoli, però, e in particolare nei quartieri popolari come quello di Lila, questa trasformazione è più lenta e problematica, poiché gli effetti della modernizzazione tardano a manifestarsi. Il rione di Napoli, simbolo di resilienza ma anche di immobilismo sociale, continua a rappresentare una sorta di microcosmo in cui i cambiamenti della società arrivano con difficoltà.
Per Elena e Lila, ormai trentenni, questo periodo segna una svolta. Lila, che non ha mai lasciato il rione, si trova a combattere contro le trasformazioni che sembrano minare i valori tradizionali della sua comunità. Il suo impegno e la sua ribellione si scontrano con l’avanzata di nuove forze, tra cui la criminalità organizzata, che tenta di prendere il controllo del quartiere. Elena, dal canto suo, si rende conto che il mondo borghese in cui è entrata non è privo di contraddizioni e compromessi, e sente sempre più forte il richiamo delle sue radici napoletane.