Margherita Grassini Sarfatti è stata una figura centrale nella cultura italiana del primo Novecento. Nata a Venezia l’8 aprile 1880 in una famiglia ebrea benestante, ebbe accesso a un’educazione privilegiata che le consentì di sviluppare un interesse profondo per l’arte e la letteratura. Fin da giovane, si avvicinò alle idee socialiste grazie all’influenza di pensatori come Anna Kuliscioff e Filippo Turati, figure di riferimento del movimento operaio italiano.
Nel 1898, a soli diciotto anni, sposò Cesare Sarfatti, un avvocato socialista con cui si trasferì a Milano nel 1902. Qui, immersa in un ambiente culturale vivace, divenne una protagonista della scena intellettuale della città. Il suo salotto era frequentato da artisti e scrittori emergenti, che contribuirono a definire una nuova estetica culturale. Grazie alla sua visione, Margherita si affermò come critica d’arte di spicco, promuovendo l’idea di un’arte che celebrasse l’identità nazionale.
Il movimento Novecento e il legame con Mussolini
Uno dei contributi più significativi di Margherita Sarfatti fu la fondazione, nel 1922, del movimento artistico Novecento, che mirava a coniugare modernità e tradizione. Questo progetto culturale trovò grande eco nell’Italia del tempo, rispondendo all’esigenza di definire un’identità artistica legata alle radici classiche, ma proiettata verso il futuro. Margherita promosse gli artisti del movimento, organizzando esposizioni che valorizzavano il ritorno al figurativo.
La sua influenza non si limitò al campo dell’arte. Nel 1911, iniziò una relazione con Benito Mussolini, allora direttore dell’Avanti!. Questo rapporto, che durò per anni, non fu solo sentimentale ma anche intellettuale. Margherita divenne una delle collaboratrici più strette di Mussolini, contribuendo a plasmare la sua immagine pubblica. Nel 1925, scrisse “Dux“, una biografia che celebrava il carisma e il ruolo del leader fascista. Questo libro ebbe un grande successo internazionale, consolidando la reputazione di Mussolini oltre i confini italiani.
Le leggi razziali e l’esilio
Nonostante il suo contributo alla propaganda fascista, le origini ebraiche di Margherita Sarfatti la resero una vittima delle leggi razziali del 1938. Fu costretta a lasciare l’Italia, trovando rifugio prima in Svizzera e poi in Sud America. Durante l’esilio, continuò a scrivere e a riflettere sul suo ruolo nella storia culturale e politica del paese. Rientrò in Italia nel 1947, vivendo gli ultimi anni della sua vita lontana dai riflettori.
La complessità della figura di Margherita Sarfatti è stata recentemente esplorata nella serie Sky “M. Il figlio del secolo”, ispirata al romanzo di Antonio Scurati. La serie, diretta da Joe Wright, analizza il rapporto tra Mussolini e i personaggi chiave che contribuirono alla costruzione del fascismo. Nel ruolo di Margherita, l’attrice Barbara Chichiarelli offre un’interpretazione intensa, mettendo in luce il carisma e l’intelligenza della critica d’arte.
Un’eredità tra cultura e politica
Margherita Sarfatti ha lasciato un’eredità complessa, che intreccia il suo ruolo di critica d’arte e intellettuale con le sue scelte politiche. La fondazione del movimento Novecento resta un contributo fondamentale alla storia dell’arte italiana, mentre il suo coinvolgimento con il fascismo solleva interrogativi sul rapporto tra cultura e potere. Ancora oggi, la sua figura continua a essere oggetto di studi e riflessioni, rappresentando una delle protagoniste più affascinanti e controverse del Novecento.